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di Lidia Lombardi Da oggi all'ubriacatura di Capodanno non sono mica giorni qualsiasi.

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Nellagiornata odierna si festeggia San Giovanni Evangelista, domani i Santi Innocenti (si dice a Roma «li santi innocentini, so' finite le feste e li quatrini»). Domenica poi coincidono due celebrazioni legate agli affetti più stretti, quelli parentali: la Santa Famiglia, che cade appunto la domenica dopo Natale e ricorda Gesù, Giuseppe e Maria, e la Santa Madre di Dio, cui è dedicato il 1° gennaio. C'è un intrico di riti, miti, significati, tradizioni nello scorrere dell'anno. Ci buttiamo un'occhiata quando cambiamo il calendario. Ma la sapienza che nasconde ogni giorno poi la dimentichiamo, o non la conosciamo. Allora converrebbe sfogliare il distillato di conoscenze che è «Calendario», libro-cult di Alfredo Cattabiani, lo studioso di storia delle religioni e di simbolismo scomparso nel 2003 proprio dopo aver ampliato per Mondadori questo volume, uscito per la prima volta nel 1988. E al quale seguirono altri complementari come Lunario e Florario. Cattabiani ci culla con storie e leggende che abbiamo smesso di ascoltare. San Giovanni, per esempio. Oggi - dicevamo - si ricorda l'Evangelista. O, come scrive lo studioso, «Giovanni che ride». Una celebrazione a ridosso del solstizio d'inverno. Ma anche l'altra festa di Giovanni, il 24 giugno, è contigua a un solstizio, quello d'estate. In tale occasione «il sole che comincia a volgersi a sud dello Zodiaco e a calare sull'orizzonte simboleggerebbe dunque il Battista, detto anche nel folklore popolare Giovanni che piange». Un accenno alla decapitazione. Ma anche, nell'opposizione del riso al pianto, ai «due estremi dell'anno solare». E all'episodio del Vangelo nel quale il Santo dice: «Non sono io il Cristo, ma quello mandato innanzi a lui...Egli deve crescere e io diminuire». Come un preciso riferimento al crescere alternato, nei dodici mesi, del giorno e della notte. Della luce e del buio. Cattabiani spiega anche che cosa significa calendario. La «mappa» dell'anno in origine era un libro dei crediti (kalendarium) dei banchieri e dei prestatori di denaro, così detto in riferimento alle kalende, il primo giorno del mese, nel quale maturavano - e si dovevano pagare - gli interessi. Quello nel calendario - avverte l'autore - non è solo «un viaggio terrestre», attraverso il succedersi delle stagioni e dunque dei frutti e dei fiori. È anche un «viaggio celeste». «Perché l'anno è determinato dalla rivoluzione della Terra attorno al Sole e da quella della Luna intorno al nostro pianeta, come spiega d'altronde la Genesi...». Dal «Calendario» ai calendari, che proliferano in questo scorcio d'anno. Un classico è quello di Barbanera, l'astrologo e filosofo di Foligno, autore dell'Almanacco più antico d'Italia, che data dal 1762 e dunque compie 250 anni. L'Editoriale Campi lo stampa a Spello, nel cuore dell'Umbria mistica e sapiente, dove l'Archivio Storico di Barbanera conserva tremila edizioni, italiane e straniere, a partire dal primo lunario appunto del 1762, un foglio unico smerciato con edizioni legate al mondo della canzone popolare dai venditori ambulanti. Luna calante o luna nascente aiutavano i contadini nella semina e nel raccolto. Barbanera lo sapeva bene e il suo Almanacco è anche un condensato di suggerimenti agricoli, memori delle «Opere e giorni» di Esiodo. Seguiti da detti popolari e ricette. Ma c'è anche un calendario in romanesco verace, che ripropone tradizioni e proverbi. Si chiama «Er Pasquino» e nei fogli restituisce motti come «fa' la cura dell'alice», per dire a una donna che dimagrisce troppo. Un anno in punta di penna lo propone la AB&C con il calendario Scrittori e Poeti. Una lunga striscia nera per ogni mese sceglie ogni giorno uno scrittore, in base alla data di nascita. Si comincia il 1° gennaio con Salinger, l'autore de «Il giovane Holden». Si finisce il 31 dicembre con Pascoli. Buon anno.

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