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Vizi e anomalie di un Paese sempre bloccato

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190,euro 15,00). Scritto prima della caduta del quarto governo Berlusconi, dimessosi la sera del 12 novembre, il libro di Gismondi in qualche modo l'anticipa analizzando storicamente le cause della crisi non tanto di una compagine ministeriale quanto della Seconda Repubblica. Che pure si è sviluppata dopo il 1994 con una "novità priva di precedenti", costituita dalla "successione al governo di partiti di centrosinistra e di centrodestra a seguito di elezioni per il rinnovo del Parlamento". Ma "le alleanze -scrive Gismondi al passato, come in un certificato di morte- furono il risultato di intese meramente elettorali, di coalizioni messe insieme nell'assenza di un programma preciso per la crescita economica del paese, e per l'avvio di riforme. Delle quali, pure da ogni parte si riconosceva la necessità". "Questo limite rappresenta - scrive l'autore usando qui il presente dell'analista che avverte l'epilogo imminente della esperienza di Berlusconi a Palazzo Chigi- un motivo di debolezza per gli stessi governi di centrodestra, che pure di questa fase politica sono stati il principale elemento di novità". Con uguale, se non maggiore disincanto Gismondi analizza l'incapacità dimostrata dalla sinistra italiana dopo la caduta del comunismo di sottrarsi al destino di essere, tutto sommato, una anacronistica prosecuzione del Pci, al di là dei simboli e dei nomi che gli sono succeduti. E di essere l'unica in occidente ad avere realizzato la "profezia" di Baudrillard, che negli anni 80 in nome di una "sinistra divina" sosteneva "l'imperativo categorico di tutta la classe politica" di "resuscitare ad ogni costo" il suo partito comunista francese, perché diversamente "sarebbe tutto il potere politico a cadere in disaffezione…..sarebbe tutto il sociale tout court a crollare per dissimulazione brutale".

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