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Il Big Bang del Mediterraneo

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La creazione della nuova regione geopolitica e le alleanze decisive per salvare l'Europa

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Setutti i precedenti tentativi di integrazione culturale-economica tra l'Europa e l'area del Maghreb sono falliti in passato - dal Processo di Barcellona al progetto francese dell'Unione del Mediterraneo -, il risveglio dal letargo delle società arabe potrà essere il campanello per la creazione di una regione euro-mediterranea. Certo, la strada non è facile. Ma è una necessità per evitare il declino dell'Europa e il suo impoverimento. Nel suo saggio, «Il nuovo Mediterraneo. Confine o rinascenza d'Europa» (edito da Excelsior 1881), Giancarlo Elia Valori disegna uno scenario in cui raggiungere questo obiettivo è possibile. Il professore, docente universitario ed esperto di relazioni internazionali, analizza le rivolte arabe e le ripercussioni che hanno sugli scenari internazionali. Comprese quelle riguardanti l'Italia, nazione un po' spaesata di fronte ai grandi cambiamenti. Un esempio per tutti è quello libico. Dopo anni di rapporti con il regime di Gheddafi, Sarkozy, iniziando le operazioni a Tripoli in sostegno dei ribelli di Bengazi, ha di fatto isolato l'Italia nell'area maghrebina, fermo restando che le forze armate e i Servizi si sono poi riconquistati «sul campo» la stima degli alleati Nato e degli altri Paesi operanti nella no fly zone. Di certo il posizionamento dei Paesi europei sarà condizionato dallo sviluppo di ognuno dei 17 Stati arabi. In Tunisia ed Egitto si va verso regimi autocratici o islamisti, con una stabilità politica ancora molto lontana e il rischio di rallentare ulteriormente il processo di pace israelo-palestinese. Chi tenta di assorbire le tensioni per evitare nuove rivolte interne sono l'Arabia Saudita, il Qatar, il Kuwait e gli Emirati, che sostengono l'Egitto per bilanciare il potere dell'Iran. In nazioni come Libia, Yemen, Siria e Libano, invece, la rivolta è macchiata di sangue. La Libia, prevede Valori, continuerà la sua guerra tra tribù giungendo a una divisione del Paese che favorirà Russia e Cina. E «l'Italia - come scrive il generale Carlo Jean nell'introduzione al libro - non potrà farci nulla. Si limiterà a guardare, leccandosi le ferite e consolandosi di aver aderito all'appello dell'Onu e di non aver lasciato da sole Francia e Regno Unito a fare la fine che fecero a Suez nel 1956». Ma su tutto la nuova geopolitica non potrà prescindere da una nazione, la Turchia. Ankara riceve il sostegno di Arabia Saudita, degli Stati del Golfo e degli Usa. Senza la Turchia è impossibile pensare a una regione euro-mediterranea. L'Europa (Italia per prima e poi Francia e Inghilterra) deve intercettare questa opportunità, anche per accedere a ricchezze minerarie ed energetiche dell'Asia Centrale. Solo così potrà trasformare l'ondata di primavere in una opportunità. Del resto, il futuro del Mediterraneo arabo si è multilateralizzato: «dove prima c'era quasi unicamente l'Italia, come a Tripoli, ora si muovono Francia e Inghilterra. La Turchia, che proietterà la sua politica "zero problemi con i vicini". Il Qatar che ha venduto petrolio alla Cirenaica fin dalla rivolta. L'Arabia Saudita, che mira ad agganciare il Maghreb in funzione anti-irananiana. E gli Usa». Se la partnership euro-mediterranea, spiega Valori, porrà alcune nazioni dell'Europa e del Maghreb (Turchia inclusa) dalla parte dei vincitori, sarà ridisegnato lo scacchiere dei perdenti: la Germania sempre più concentrata sulla Cina, la Russia orfana di una politica estera non coordinata e forse la stessa Cina che ha l'obiettivo di conquistare l'Africa.

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