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Via Poma finzione credibile per i telespettatori

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Quindisarebbe sbagliato passare al setaccio il fim-tv sull'omicidio di Simonetta Cesaroni andato in onda su Canale 5 per sottolineare le contraddizioni fra la realtà accertata dei fatti e la ricostruzione proposta sul piccolo schermo dal regista Roberto Faenza. La produzione, tra l'altro, ha potuto usufruire come consulente del criminologo Carmelo Lavorino: una garanzia di attendibilità per quanto riguarda la parte che aderiva alla vicenda così com'è stata dipinta negli atti giudiziari. Ma non si chiedeva questo a «Il delitto di via Poma», che ha dovuto sintetizzare in una manciata di minuti vent'anni di cronaca. E gli spettatori lo hanno capito, premiando la trasmissione con il 14,72% di share per un totale di 3 milioni 882 italiani incollati al video, contro i 4 milioni 38mila di «Tutti pazzi per amore 3» in onda su RaiUno (14,61% di share). Praticamente un pareggio, considerando i numeri macrospcopici degli ascolti tv. Tornando ai contenuti, però, c'è da sottolineare la scarsa credibilità di alcune sequenze, come quelle in cui l'ispettore-Silvio Orlando confessa a Paola Cesaroni, sorella della vittima e vera protagonista della fiction, che ci sono «poliziotti buoni e cattivi», una frase che un poliziotto non pronuncerebbe mai. E non è l'unico dettaglio poco credibile per chi conosce l'ambiente investigativo. Per il resto, il lavoro di Faenza prodotto da Valsecchi è di buona fattura, con i principali protagonisti di ottimo livello professionale e calati nel ruolo dei loro personaggi. E condivisibile anche il finale «interrogativo» che, malgrado la condanna in primo grado di Busco, lascia molti dubbi sul possibile colpevole.

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