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Checco Zalone scivola su "Zio Michele"

Checco Zalone in

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]Zalone ha un problema, anzi più d'uno. Il primo è che la partita a distanza contro Fiorello sembra disperata: lunedì da Rosario ci sarà Benigni (si annunciano baci in bocca e toccatine), e tutti gli altri canali potranno mandare in onda il vecchio monoscopio. Questo «Resto Umile World Show» ha avuto la sventura di infilarsi nei palinsesti nello stesso periodo (di garanzia) in cui su Raiuno imperversa il più grande spettacolo (per ascolti) del Terzo Millennio. E dovrà tenere botta, sperando di toccare quota 30 per cento di share: questo, almeno, gli inserzionisti si aspettano dal comico che ha confezionato i due film più redditizi della storia del cinema italiano. La seconda grana, ancor più complicata, è che questo è un evento scritto al tramonto della Seconda Repubblica e recitato all'alba della Terza. Con Silvio ingombrante spettro dietro il velo della satira. A Monti si può dire al massimo che «l'evasione è una forma di timidezza», ma vuoi mettere con il Cav e la sua squadra, Tremonti dipinto come «il mio commercialista», la Gelmini «colf» e Brunetta «amministratore del condominio»? Mentre girava nei teatri, lo show riproposto in due puntate in tv intercettava l'elettricità del popolo contro un sistema politico in via di sgretolamento ma ancora operativo. Ora non fa più tanto ridere sentire che il corpo di ballo è chiamato Seconda Chance perché «queste erano le ragazze scartate da Tarantini», o la parodia del Trota Bossi imbesuito, di Nichi Vendola Messia laico e snob che travisa la «normalità» dei bambini e conclude che sono loro a «mangiare i comunisti». C'è anche un Saviano onanista perché «a Napoli la camorra controlla tutta la fi..». Personaggi invecchiati, polverizzati dal nuovo spirito dei tempi. Meglio la finta telefonata con Berlusconi jr. che annuncia tagli nel budget «perché Silvio non è più suo padre». Resta la rivendicazione della volgarità, specchio fedele e non caricatura della tamarraggine imperante: «Ne siamo circondati, e io ne sono il Re». Battuta? Mica tanto. Tra Fiorello e Zalone passa la differenza che correva tra Walter Chiari e Alvaro Vitali: eleganza sapida contro turpiloquio duodenale. Un attimo dopo la sigla Zalone ha già sparato tanti «caz..» e un «mignotta» rivolto a Youma, divertita per contratto. Anacronistica anche la gag su Cassano e Silvio "Trombolo". Il meglio lo dà quando parodizza i cantanti coinvolgendo Kekko dei Modà o la Pausini o imitando le popstar per «Maremoto a Porto Cervo» (ma che dire di Albano che tenoreggia sul sinonimo di vagina che fa rima con Sardegna?). Il peggio arriva con il tentativo di disegnare una macchietta su Michele Misseri, trasformandolo - complice Bisio - nell'inviato di un programma gastronomico che cambia sempre versione della ricetta. Va bene tutto, persino evocare Gaber su certe strane famiglie, ma ridere sopra il corpo di Sarah non è disinnescare la cronacaccia, ma ammantare d'orrore una prima serata finto-allegra.

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