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In questo mondo di banchieri

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Venditti: l'Italia è una ragazza alla fine del suo amore con Silvio «Monti? Spero che rimetta il debito e passi la mano ai giovani»

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Volendodire? È l'anno in cui è uscito “In questo mondo di ladri”. Non ho la barba da profeta, ma cosa cantavo allora? “In questo mondo di debiti cerchiamo gli scandali”, oppure “il mondo è una banca e può fallire”. Appunto. Non ci siamo resi conto di quanto velocemente cambiassero le cose in questo pianeta: siamo mangiati dentro e fuori da questo capitalismo selvaggio e spregiudicato contro il quale non c'è barriera che tenga, e che finirà per travolgere se stesso. Per far cambiare questa situazione io sono pronto a qualunque rinuncia, ma so già che mi diranno: per te è facile, sei un privilegiato. Allora chi ci rimetterà? Le generazioni future, schiacciate da questa sorta di feudalesimo morale e politico dei vecchi. Oligarchi con i capelli bianchi che si alternano al potere. Cosa sognano i giovani? Di diventare presto anziani, per prenderne il posto. Noi, i loro padri, abbiamo commesso troppi errori, il nostro insegnamento è sterile. Dovremmo avere il coraggio di affidarci ai ventenni, ai trentenni. Spero che Monti «rimetta il nostro debito» e ci porti presto al voto. Sogno di essere governato da una ragazza. C'è spazio per un ritorno alla politica dopo i tecnici? Monti è l'alfiere dei vecchi banchieri, saprà porre argini agli speculatori, e impedire che l'Italia si trasformi in una terra di diseredati. Spero. Il suo nuovo cd «Unica», caro Antonello, sembra uscito con un lieve ritardo sugli eventi. C'è quella canzone dal sapore satirico, «La ragazza del lunedì (Silvio)»... Alt! È una perfetta canzone d'amore, invece. Racconta la fine del legame tra gli italiani e il Cavaliere. «La ragazza del lunedì» è l'Italia, che si accorge di quanto il suo amante sia stato sbadato ed egoista, e di come lui si ricordasse di lei solo nel giorno della settimana in cui doveva comparire in tribunale. Alla fine l'Italia si è accorta dei difetti del suo uomo forte, il caimano che ha tentato di trasformarsi in coccodrillo piangente. Le dimissioni di Berlusconi non sono state un atto di generosità, ma un dovere. E lui non era certo vittima delle ragazze dell'Olgettina. Come sempre nei suoi dischi anche qui c'è attenzione alla figura femminile. Noi uomini facciamo la strada insieme, come Dante e Virgilio, ma a certe altezze non arriveremo mai senza Beatrice. Se Dio esiste, e io credo esista, dev'essere una donna, come fa intuire la copertina del cd e l'immagine del cielo dentro un triangolo. E poiché siamo coscienti della superiorità della donna, la mortifichiamo, la schiavizziamo: siamo tornati a un oscurantismo pre-femminista nei rapporti tra i sessi. Siamo pronti a lapidare moralmente le nostre compagne, senza mai saper superare la nostra miseria di uomini. «Cecilia», la santa, è l'eroina di una sua nuova canzone. Fece una scelta di coraggio per difendere la propria verginità, morì cantando le lodi al Signore. Noi maschietti non sapremmo fare altrettanto. Questo «Unica» suona come quelli di vent'anni fa. Un Venditti «classic», per così dire. C'è il commento civile, ma anche un grande slancio poetico e sentimentale. Beh, queste canzoni chiuderanno i miei concerti, e il primo sarà qui a Roma l'8 marzo prossimo, con una scaletta in cui tutta la mia storia seguirà un filo coerente, e i pezzi degli anni Settanta che non sembreranno così diversi da quelli nuovi. Qui, in «E allora canta!» c'è il sax del mio amico Gato Barbieri, si risente il vento di «Modena», e viene invocata la «libertà», parola chiave per sottrarci a questo torpore spirituale e sociale. In «Silvio» siede alla batteria Carlo Verdone, mentre per la scrittura «Ti ricordi il cielo» mi ha dato una mano Pacifico. «Oltre il confine» è il grido di speranza di un immigrato che prega Allah, mentre in «Non ci sono anime» sono io, quello nato sotto il segno dei Pesci, a chiedermi se c'è ancora qualcuno a sentire le stesse mie cose. Un pezzo generazionale. E c'è qualcuno là fuori? Ci sono i ragazzi che giusto un anno fa mi coinvolsero nel «movimento dei tetti». Il 23 dicembre 2010 mi arrampicai sulla scaletta della Facoltà di Architettura a Fontanella Borghese, ma non come Bersani o Vendola: questa mobilitazione deve scendere dai tetti e riconquistare la strada. Senza violenza ma con determinazione. Come a Zuccotti Park: quello è il segnale di un malessere che va elaborato, per non diventare precari anche nell'anima. E poi c'è un altro amico... Chi? Piero Marrazzo, un uomo di grande dignità. Che con affetto e partecipazione ha ascoltato questi pezzi mentre li componevo. Siamo vicini di casa a Riano, e condividiamo la battaglia contro la discarica. Colleromano è un'oasi: come possono pensare di gettare le immondizie in una cava di tufo soprastante una falda acquifera? Piuttosto la occupo con il pianoforte. Abbiamo bisogno di cultura e civiltà, non di marciume e inquinamento. Tutti. Prima parlavamo di vecchi che dovrebbero farsi da parte. E gli artisti che annunciano il ritiro? Fossati, Vasco... Mah, se un cantante dichiara di voler andare in pensione per ragioni personali o per una crisi d'ispirazione, lo trovo rispettabe. Ma in certi casi...Come diceva Moretti? «Mi si nota di più se non vengo o se me ne sto in disparte?». Ecco.

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