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Il Cavaliere davanti allo specchio dell'ultima sfida

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Ilgoverno Monti prova a unire gran parte del Paese ma cosa ci aspetta nel lungo termine è ancora una matassa intricata, una nebulosa oscura. Nella quiete di Narni sono nate la gran parte delle cronache raccolte organicamente in «Cronache da Narni - L'ultima battaglia del Cavaliere» di Alessandro Campi che riassume e interpreta le vicende salienti della politica italiana dal 2008 a oggi. Ne emerge un quadro convulso e contraddittorio, dominato dalla figura di Silvio Berlusconi: un leader al tramonto e senza eredi apparenti. Cosa verrà dopo di lui? Avremo una democrazia finalmente normale o dobbiamo aspettarci la comparsa sulla scena di nuovi e pericolosi avventurieri? Il berlusconismo lascerà una qualche eredità politica o verrà rubricato alla stregua di una parentesi? Nel libro si racconta in presa diretta quella che l'autore definisce «l'ultima battaglia del Cavaliere»: contro se stesso e le attese che aveva suscitato. Si racconta del tentativo di Gianfranco Fini di costruire in Italia una destra diversa da quella berlusconiana; delle smisurate ambizioni della Lega di Umberto Bossi; delle ambiguità e delle contraddizioni dell'antiberlusconismo e della crisi culturale e civile che sta disgregando l'Italia nell'indifferenza apparente degli stessi italiani. Dalle cronache emerge un bilancio desolante della Seconda Repubblica. Gli ultimi tre anni, quelli del berlusconismo terminale o maturo, hanno certamente rappresentato un importante campo di osservazione e analisi. Ed è esattamente questo l'arco temporale coperto dagli articoli inclusi nella raccolta, stimolati dalla cronaca e in gran parte dedicati al commento dei fatti politici del giorno, ma sempre attraversati dal desiderio di capire il fenomeno berlusconiano nel suo significato autentico e in una chiave storica generale. Nella convinzione che per lasciarsi alle spalle questo lungo periodo siano necessari un esercizio di intelligenza e uno scavo critico teorico che vadano oltre l'invettiva o la polemica fine a se stessa, per quanto condita da nobili ragioni ideali o sorretta da una grande tensione morale. Si parte con le elezioni politiche dell'aprile 2008 e si giunge sino al maggio del 2011, alla vigilia cioè della crisi finanziaria che ha messo in ginocchio l'economia italiana e quella di mezzo mondo, aprendo una fase di crescenti convulsioni. Alessandro Campi, docente di Storia delle dottrine politiche all'Università di Perugia, cerca di rispondere alla domanda su cosa ne sarà dell'Italia dopo e senza Berlusconi. Un enigma che, oggi più che mai, è sotto i nostri occhi. Per gli adepti più risoluti, il ventennio berlusconiano va considerato un'avventura dello spirito o una strepitosa cavalcata nel deserto, non un disegno politico del quale si possa tracciare un bilancio guardando alle sue realizzazioni e mettendo queste ultime a paragone con le sue promesse e aspirazioni originarie. E del quale ci si possa chiedere quale concreta eredità, culturale e politica, lascerà al Paese. Ciò che conta è aver vissuto al suo fianco un'esperienza unica e irripetibile, esaltante, tra epiche battaglie e scontri all'ultimo sangue. Ma come finirà? Il berlusconismo scomparirà repentinamente e senza lasciare tracce o dalle sue ceneri sorgerà qualcosa di vagamente inedito e inquietante, tale da farci rimpiangere il vitalismo dell'imprenditore che volle farsi re?

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