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Fra madre e figlia le frasi da non dire mai

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Certevolte amano ricoprire la mamma di coccole. Altre volte, tentano di rifarla daccapo, come se pensassero che è cresciuta male e devono insegnarle come si sta al mondo, i libri che deve leggere, come si deve vestire, le parole che deve usare e quelle che deve cestinare dal suo vocabolario perché nessuno le usa più. Idem capita per la mamma, nei confronti della figlia. C'è quella tirannica, che si sente più simile a un'affittacamere, abituata a pensare che d'accordo, occupi la tua camera, ma la casa è sua. Alla base, secondo Joseph e Caroline Messinger c'è un problema territoriale. «Come se la madre non sopportasse di spartire con un'altra donna il proprio spazio familiare condiviso con l'uomo, padre e marito». Il discorso cambia se siete la madre: perché «dire a una figlia che quel luogo non le appartiene, significa dirle che non siete più il suo genitore». Senza contare che l'idea di non avere diritto a un proprio «territorio» in casa può generare «nella figlia un'incapacità futura a gestirsi, una disautonomia». Ora, che sia la madre anaffettiva, becchina, chioccia o esteta, frustrata, puritana, guru o insoddisfatta, potete andare a rintracciare il profilo della vostra nel «Dizionario bilingue madre-figlia figlia/madre» (Sonda, pag.412, 16,90 euro) scritto a quattro mani da questa coppia (anche nella vita) di psicoterapeuti. Per capire da dove nasce quel reciproco sospetto che spesso fa consumare il rapporto affettivo. Per comprendere come si manifestano le ripicche e per quanto tempo possono covare prima di esplodere. Perché a volte si adora e altre non si sopporta colei che ci ha messo al mondo, o colei a cui abbiamo dato la vita. A voi la scelta: potete puntare il ditto sulle 101 frasi che possono uccidere una relazione. Frasi apparentemente innocue ma capaci di ferire come pugnalate. Ci sono una serie infinita di frasi fatte che da una vita ci sentiamo ripetere. Tipo: «Dopo tutto quello che ho fatto per te». «Con tuo marito non sei felice». Ma ci sono anche altre. Come: «È per il tuo bene». Che rappresenta, ad esempio, un «sotterfugio verbale che tronca di netto il dialogo». Mentre «Faccio tutto per la mia piccola», è un «tic verbale che tradice una relazione affettiva assorbente, distruttrice e soprattutto molto svalutante», nei confronti di una figlia che ha bisogno di «un amore a grandezza naturale».

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