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Un rompicapo chiamato Br

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Curcio «papà» del partito armato all'inizio era di destra La storia dei contatti con la scuola Hyperion di Parigi

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Mettonoun tassello in più per la conoscenza storica di quegli anni un giornalista e un giudice con il saggio: «Chi manovrava le Brigate rosse? Storia e misteri dell'Hyperion di Parigi», di Silvano De Prospo e Rosario Priore, collana Inchieste di Ponte alle Grazie, 318 pagine, euro 14,60. Un libro «duro» da leggere e da capire, perché dimenticare le macerie che ci siamo lasciati alle spalle è sicuramente più comodo e rassicurante, ma per chi preferisce sapere questa è la strada giusta. De Prospo e Priore si sono comportati come degli storici che si occupano di «altri tempi». Come se, insomma, stessero scrivendo un libro sul quel famoso Giulio Cesare. E questo è indubbiamente il sistema per delineare uno scenario il più possibile definito: senza paura di fare dispiacere a qualcuno, senza timore di essere additati come «eretici». Il libro parte dalle condizioni storiche e sociali che sono state il «brodo primordiale» del terrorismo rosso. Rosso? Su questa parole il libro spende alcune righe secche e (per alcuni) stupefacenti: l'impegno politico di Renato Curcio, il «papà» delle Br, inizia all'interno di due organizzazioni di estrema destra. E qui bisogna smettere di pensare per luoghi comuni, bisogna lasciar stare gli stereotipi ideologici. Dividere il pianeta in destra e sinistra è il modo migliore per non capirci niente. Il giudice Priore, che ha vissuto dall'interno alcuni dei più importanti processi della nostra Storia, e il giornalista De Prospo alzano lo sguardo sopra il «labirinto» di legami, fazioni, eventi apparentemente inspiegabili e tentano di fare una «panoramica» di quegli anni. Il loro è un rigoroso saggio storico: ma è anche un giallo pieno di colpi di scena. Perché quegli anni riservano (e riserveranno in futuro) parecchie sorprese. Come annuncia il sottotitolo gli autori vanno ad indagare sui legami delle Br, sin dalla loro nascita, con un gruppo di persone delle quali ancora troppo poco si è scritto: Corrado Simioni, Duccio Beno e Vanni Mulinaris. Sono i fondatori, agli inizi degli anni Settanta, del «Superclan», una sorta di organizzazione clandestina, nata come costola delle Brigate rosse. I membri successivamente fuggiranno a Parigi, dove troveranno un ambiente favorevole e accogliente. Quelli del Superclan si «trasformeranno» in insegnanti di lingue di un istituto, il centro Hyperion, su cui grava da decenni un sospetto: quello di essere lo snodo fondamentale del terrorismo di tutto il mondo. Il sospetto nasce, al di là della passione per le teorie del complotto, da una constatazione semplice semplice. «Uno degli enigmi legati alla scuola di lingue Hyperion - scrivono De Prospo e Priore - che concentrò i sospetti dei magistrati italiani, riguarda i proventi con cui la scuola si manteneva, dato che le rette corrisposte dagli allievi risultavano insufficienti a pagare quanto previsto dal contratto di locazione dell'istituto. La scuola era situata nel centro di Parigi, in locali lussuosi il cui affitto ammontava a venticinquemila franchi a trimestre». In più ci sono: gli stipendi degli insegnanti (che non prendono poco) e anche una cuoca. Queste non sono teorie campate in aria: Hyperion vive e prospera, ma da dove arriva il denaro nessuno lo sa. In più l'Hyperion è il crocevia di una serie di personaggi e attività che non possono essere definiti tutti «puliti» e certamente il centro andava ben oltre le semplici attività di una scuola di lingue. All'Hyperion passa di tutto: armi, contatti, rapporti, amicizie riservate. Sono di casa intellettuali di sinistra (estrema), alti burocrati francesi, simpatici turisti americani in odore di Cia, simpatizzanti di ambienti palestinesi e anche qualche addetto culturale russo che ci manca solo che abbia scritto «Kgb» sul biglietto da visita. L'ultimo paragrafo del libro si intitola significativamente: «Un'entità superiore in Francia?» e sono importanti il termine: «entità» e il punto interrogativo. Perché è vero che all'epoca della Cortina di ferro il dualismo tra superpotenze non piaceva per niente alla Francia, che fece di tutto per «dribblare» la filosofia del dualismo, ma appare anche evidente che è molto difficile capire chi sia in cima alla «catena alimentare». Al termine del saggio Priore ha firmato un «post scriptum», una serie di considerazioni che, più che conclusioni, sono un invito alla riflessione su un periodo, quello degli anni di piombo, ancora tutto da scoprire.

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