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Quando la Cirenaica fu data a Roma

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Le vicende della regione libica più antigheddafiana: un re egizio la donò all'Urbs Antonio la restituì alla figlia avuta da Cleopatra, Augusto la riprese dopo Azio

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Staccioli Quando, nel 96 a.C., morì Tolomeo Apione, figlio illegittimo di uno degli ultimi re dell'Egitto ellenestico, il suo "feudo" personale passò in eredità al Popolo Romano. Si trattava della Cirenaica,la più antigheddafiana regione della Libia. La quale si affacciò alla ribalta della storia nella seconda metà del VII secolo a.C. con la colonizzazione greca. La capitale Cirene era stata fondata, nel 631 a.C. (dopo un paio di tentativi e un cambiamento di luogo, presso una fonte chiamata Kyra), da coloni provenienti dall'isola di Thera, odierna Santorino, in crisi per lunga e grave siccità. Ispiratore dell'iniziativa, l'oracolo di Apollo; guida dei coloni un certo Batto che, diventato re, fu il capostipite di una dinastia ereditaria che egemonizzò il territorio tra la Grande Sirti e il golfo di Sollum, e, dopo aver riconosciuto l'alta sovranità del re di Persia, finì nel 456 a.C. In quell'anno, ucciso l'ultimo dei Battiadi, Arcesilao IV, venne proclamata la repubblica. Nel 331 a.C. Cirene e la Cirenaica si dettero spontaneamente ad Alessandro Magno. Alla sua morte passarono, con l'Egitto, sotto il governo di Tolomeo I, generale e amico del Macedone. Godendo di sostanziale autonomia, la regione fu più volte contesa da avventurieri e "capitani" di ventura, finché la figlia di uno di questi, Berenice, sposando il futuro Tolomeo III Evergete, la portò in dote a lui e, quindi di nuovo all'Egitto. Era una regione ricca e fertile (rifornì di grano le città della Grecia colpite, nel 330 a.C., dalla carestia), in posizione strategica sulle rotte marittime lungo l'Africa settentrionale. Pacificato poi il rapporto con Cartagine, la Cirenaica fu rinomata per l'allevamento dei cavalli e per la raccolta del silfio, una pianta selvatica assai ricercata - ed esportata - per i numerosi usi, dalla cucina alla farmacia. Pindaro cantò i suoi atleti distintisi nelle gare panelleniche. Alla fine del IV secolo a.C. dette i natali a Callimaco, rinnovatore della poesia greca. Nel 164 a.C., le discordie tra il re Tolomeo Fiscone e il fratello provocarono l'intervento dei Romani. Alla fine, fu assegnata, come sorta di "feudo", a quel Tolomeo Apione che morendo senza eredi, la lasciò a Roma (come era già avvenuto, nel 133 a.C., col regno di Pergamo, in Asia Minore, alla morte del re Attalo III). Ma l'eredità non fu senza contrasti. Per una ventina d'anni i Romani, incamerati i beni regi, si limitarono a tenere sotto controllo la regione - da essi denominata per la prima volta nella storia col nome di Cirenaica -, lasciando autonomia a Cirene e alle altre città, fondate dai Greci, che tutte insieme formavano la federazione delle "cinque città" (o Pentapoli): Euesperide, diventata Berenice (antenata dell'attuale Bengasi), Teucheira (Arsinoe), Tolemaide e Apollonia. Poi, nel 75 a.C., vista l'instabilità della regione e il persistere di tensioni, il Senato decise di farne una provincia dell'impero, alla quale, nel 67 a.C., fu aggregata Creta. Coinvolta nelle guerre civili della fine della repubblica romana, quando, nel 34 a.C., Marco Antonio assunse il controllo di tutto l'Oriente, la Cirenaica fu "donata", dallo stesso Antonio alla figlia, Cleopatra Selene, avuta da Cleopatra. Ma durò poco. Dopo la vittoria di Azio, nel 31 a.C, Ottaviano/Augusto la "recuperò" affidandone il governo al Senato il quale vi inviava un proconsole di rango pretorio che aveva a disposizione due residenze: una a Cirene, l'altra nella città cretese di Gortina. Fu per la Cirenaica il ritorno alla prosperità. In buoni rapporti con le tribù berbere dell'entroterra che riuscirono abbastanza ad integrarsi, la regione fu devasta dalla grande rivolta giudaica scoppiata in Egitto, sotto Traiano nel 115 e domata nel 117 da Adriano che la ripopolò inviando colonie militari. Al tempo di Diocleziano, con la riforma dell'impero, nel 305, fu separata da Creta e assegnata alla Diocesi d'Oriente, ma divisa in due, con la medesima denominazione Libya (per la prima volta impiegata per designare una realtà geografica e amministrativa ben definita e circoscritta). La Libya Superior era corrispondente alla Cirenaica, la Libya Inferior alla Marmarica. Nella stessa occasione comparve pure il nome di un'altra nuova provincia dell'impero, la Tripolitana, formata col terrirorio delle "tre città" (tris poleis), Oea, l'odierna Tripoli, Sabratha e Leptis Magna, staccato da quella che fino a quel momento era stata (con l'attuale Tunisia) la provincia dell'Africa proconsularis. La sistemazione dioclezianea ribadì la netta distinzione tra Cirenaica, da sempre gravitante verso l'Egitto, e Tripolitania, strettamente unita, fin dai tempi dell'impero cartaginese, all'"Africa" vera e propria: una distinzione naturale, determinata dal diaframma rappresentato dalla regione "intermedia" della Sirte (la Syrtica dei Romani), inospitale, desertica, spopolata, con il mare antistante difficile da navigare. Una distinzione continuata poi, salvo brevi intervalli, anche dopo l'invasione araba e durante l'impero ottomano, fino all'occupazione italiana quando, per designare l'unità tra Tripolitania e Cirenaica (e il Fezzan), fu riesumato il nome greco-romano dimenticato da secoli e solo graficamente italianizzato in Libia (con la seconda i al posto della y, tornata nella versione inglese odierna). Sarebbe bello che ora Roma, in ricordo del dono della Cirenaica, intitolasse una strada a Tolomeo Apione.

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