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L'addio alla musa del soul

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Amy Winehouse

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«Hanno provato a farmi disintossicare ma ho detto no». Amy Winehouse la sua disperazione l'aveva cantata. In «Rehab» aveva confessato apertamente di stare male e di non volersi curare. Il suo male si chiamava alcol e droga. Un mix micidiale che ha ucciso una delle migliori voci soul e R&B degli ultimi vent'anni. Il suo corpo senza vita è stato trovato ieri dalla polizia nella casa di Campden Square, a Londra. Secondo le prime indiscrezioni la cantante sarebbe stata uccisa da un'overdose, un micidiale cocktail di alcol, droga e farmaci. Un copione che si ripete. Con tragica puntualità. Anche Amy Winehouse è morta a 27 anni. La stessa età che avevano Jimi Hendrix, Jim Morrison, Brian Jones, Janis Joplin e Kurt Cobain quando hanno salutato, più o meno volontariamente, la vita. Un po' cinicamente lo chiamano il «club 27» e accomuna tutte le star della musica morte prematuramente a quell'età. E come molti predecessori, anche la Winehouse la morte l'aveva preannunciata. Da cinque anni non riusciva a pubblicare un nuovo album. L'ultimo è stato quel «Back to Black» che, nel 2006, l'aveva consacrata stella di prima grandezza nel firmamento del soul. Da allora un declino lento ma inesorabile, passato attraverso apparizioni tragicomiche sul palco dei principali premi musicali internazionali. Come quando, nel 2007, agli Mtv Europe Music Awards riceve il premio dalle mani di Michael Stipe ma appare in evidente stato confusionale. Non pronuncia il tradizionale discorso di ringraziamento ai fan, si mostra immobile e spaesata e, poco dopo, canta con molte difficoltà, verosimilmente sotto effetto di alcol e altre sostanze. Il matrimonio fallito con Blake Fielder-Civil certamente non l'aiuta e il divorzio del 2009 aggrava ulteriormente il suo disagio. Amy Winehouse comincia così la personale odissea nei centri di disintossicazione da cui esce ed entra continuamente. Negli ultimi mesi ha provato a rimettersi in pista. Per l'ennesima volta ha iniziato a registrare i brani destinati al nuovo album. Ha annunciato un tour europeo. Ma la data di debutto si è rivelata un disastro clamoroso. Lo scorso 18 giugno si è «esibita» a Belgrado, dove è stata fischiata perché cadeva continuamente sul palco e non riusciva a cantare. L'intero tour è stato annullato. Fino all'epilogo degli ultimi giorni. Delle ultime ore. Chiusa nella sua casa di Campden Square, si è lasciata andare alla vodka. Senza più controllo. Nell'ultima settimana è svenuta tre volte. Ieri il suo corpo non ce l'ha fatta più. Fortunatamente, però, quel bicchiere sempre pieno non riuscirà ad annacquare anche il ricordo della sua voce, paragonata a quelle di giganti come Sarah Vaughan. In quel bicchiere pieno si rifletterà per sempre il suo talento cristallino. E noi staremo lì ad ascoltare.

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