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Le mani degli americani sulla trilogia di Larsson

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diSIMONA CAPORILLI «Uomini che odiano le donne», il primo libro della trilogia Millennium, 60 milioni di copie vendute e firmate dallo scrittore svedese Stieg Larsson, è un boccone troppo appetibile per lasciarlo in mano al Nord Europa, che da quei manoscritti ha ricavato tre film con la star Noomi Rapace. Succede così che un caso editoriale finisce tra le mani degli americani: Daniel Craig (lo conoscete come l'agente 007 James Bond) è sul set, diretto da David Fincher per un film che uscirà prossimamente negli Usa, poi nella Penisola. Le gesta del giornalista Blomkvist e della sua compagna d'avventure Lisbeth Salander - che nel Bel Paese sono state divulgate dall'editore Marsilio - diventano quindi a stelle e strisce. La Millennium Trilogy di Larsson è un affare: tra le 60 milioni copie vendute nel mondo ce ne sono più di 3 milioni e mezzo tradotte in italiano. Lo scrittore Stieg Larsson ha ora 46 editori nel mondo. Da esattamente un anno, negli Stati Uniti «La regina dei castelli di carta» è nella Bestseller list del New York Times. La trama sa di poliziesco. Il giornalista Blomkvist, svedese di natali e sempre a caccia di scoop, si imbatte nella misteriosa scomparsa di una donna, Harriet Vanger. Viene ingaggiato dall'anziano zio di lei. Lui è nei guai per l'affare Wennerstrom e, a causa della querela, l'iniezione di denaro gli fa comodo. Lo zio di Harriet, infatti, gli offre una lauta ricompensa. Così ha inizio un'epopea. La storia di Blomkvist si scontra con quella di Lisbeth Salander. L'aspetto della ragazza è trasandato. Le borchie, il trucco pesante, il taglio di capelli: tutto fa pensare a una punk. Ma Lisbeth nel suo lavoro - investigatrice per una società privata - è la migliore. Il suo stesso capo ne tesse le lodi sebbene lei, riservata e schiva, non abbia disponibilità di denaro. È, infatti, sotto tutela. Sotto la parvenza di una ragazza disagiata si cela la realtà di un asso del computer: Lisbeth con la tecnologia ci sa fare. Di più, è una hacker. I due iniziano così questa avventura. Finiscono a letto, sebbene Mikael sia «impegnato» con la sua caporedattrice Erika Berger: ma d'altronde lei è sposata, anche se tra i due c'è «un'amicizia» di lunga data. Svariate peripezie portano Mikael in Australia: la verità non è scoprire l'assassinio di Harriet Vanger ma scovare il nascondiglio della donna... La storia - che a questo punto diventa davvero intrigante - si complica, perché Lisbeth scava nel proprio passato. Addosso le piovono tre omicidi: non le basta cambiare abitazione come non le basta depistare le indagini. Il marcio sta dentro casa sua: il problema è il suo anziano padre. Una ex (pericolosa) spia sovietica: lui è Alexander Zalachenko. Quando era piccola, le rare visite del padre consistevano nel malmenare la madre, che spesso trovava «pace» in ospedale (dove peraltro finirà i suoi giorni). Lisbeth è una bambina ma cova dentro di sé il desiderio di vendetta e dà quindi fuoco al padre, buttandogli un cartone di benzina addosso. Di qui l'impossibilità di gestire il proprio denaro (sarà inoltre violentata da Nils, uno dei suoi tanti tutori). La vendetta covata per tanti anni esplode nel terzo volume della Millennium trilogy, nel libro «La regina dei castelli di carta»: ha una pallottola in testa e non riesce a muoversi dal letto di una clinica. E inoltre soltanto qualche stanza più in là e sotto lo stesso tetto c'è Zalachenko. La ritroviamo sempre accanto a Mikael e alla Milton Security (azienda per la quale tra alti e bassi lavora) contro una parte dei servizi segreti: coprono Zalachenko per non svelarne l'identità. Un piccolo barlume di speranza arriva dal ministro della Giustizia svedese, che in questa storia ci vuole vedere chiaro. «Insabbiamento» è il termine chiave, in questa parte della trama. I personaggi del libro si eliminano a vicenda, le perizie psichiatriche su Lisbeth si susseguono e anche Erica Berger finisce nei guai e con lei la rivista Millennium (da qui il titolo della trilogia) ma nello scontro tra poteri e come ogni buon poliziesco che si rispetti è la verità a emergere. Lisbeth la punk, la trasgressiva, lei che ha del fegato da vendere, irascibile, orgogliosa e persona difficile da gestire non è altro che una vittima. E se tutta la trilogia sembra avvolta da un alone di mistero, la morte prematura dello scrittore Stieg Larsson lo è altrettanto causata, come è stata, da affaticamento: aveva concluso i tre tomi ed era nell'edificio del suo editore per consegnarli. Della sua biografia se ne è occupato anche il conduttore televisivo Roberto Giacobbo in una puntata di Voyager, su Raidue. Ora il punto interrogativo sono gli Usa che comunque promettono bene (la canzone-colonna sonora del trailer è firmata Led Zeppelin): la trama e i film tutti svedesi conferivano al tutto un tocco di originalità. Gli americani che di remake - per carità - non ne vogliono proprio parlare, si dovranno scontrare con un «mostro» da 60 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Il precedente è un tipo di cinema fuori dal mercato al quale siamo abituati, che ha accontentato i lettori dei tre libri e senza trascurarne i particolari.

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