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di CARLO ANTINI Per morire a ventidue anni in nome di un ideale ci vuole tanto cuore.

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Quantone aveva Goffredo Mameli, patriota del Risorgimento, eroe, poeta e autore dei versi del nostro inno nazionale. Quel «Canto degli Italiani» che così spesso fa discutere e persino dividere (c'è chi preferirebbe il «Va Pensiero» di Verdi). Ma che rappresenta la sintesi della nostra identità nazionale, lo specchio di un'idea di Patria che in molti vorrebbero offuscare ma di cui proprio oggi si sente maggiormente la necessità. Proprio in questi giorni ricorre l'anniversario della morte di Mameli che avvenne nella difesa della Villa del Vascello durante la Repubblca Romana del 1849. Alla vera storia dell'Inno di Mameli e del tricolore è dedicato «L'Italia s'è desta», saggio scritto da Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami. In Italia gli emblemi dei valori nazionali sono tornati di moda. Spesso, forse, anche inflazionati. Non più confinati agli eventi sportivi e alle missioni militari, il tricolore e l'inno di Mameli sono diventati protagonisti di un vero e proprio revival. Ha cominciato Carlo Azeglio Ciampi a richiamare l'attenzione di noi tutti sul prestigio della bandiera - «una in ogni casa» - sulla forza evocativa del «Canto degli Italiani», sull'importanza di celebrare degnamente la festa della Repubblica, reintrodotta nel 2001. Ha raccolto il testimone il presidente Giorgio Napolitano che, nel centocinquantesimo anniversario dell'unificazione italiana, commentando la crisi ha chiesto che «ognuno faccia più che mai la sua parte» operando nell'interesse, unico e unitario, del Paese. Gli autori del libro ripercorrono la genesi dei due simboli nazionali per eccellenza e raccontano l'affascinante storia del tricolore, fatta di momenti di clandestinità ma anche di gloria, dalla nascita a Reggio Emilia nel 1797 alla sua adozione da parte della Repubblica italiana un secolo e mezzo dopo. E narrano anche la vicenda, in parte sconosciuta, del nostro inno, «Fratelli d'Italia», ricostruendo la figura suggestiva del suo autore, Goffredo Mameli, che perse la vita giovanissimo nella difesa della Repubblica Romana. Una storia avventurosa in cui si muovono figure eroiche come i protagonisti del nostro Risorgimento Mazzini e Garibaldi. Secondo i risultati di un recente sondaggio realizzato dal Laboratorio di analisi politiche e sociali dell'università degli studi di Siena, quasi il 90 per cento degli intervistati pensa che l'unità nazionale sia un fatto positivo e l'81 per cento dichiara di provare emozione quando sente suonare l'inno. Dati che rafforzano la convinzione che nessuno potrà espropriarci dell'eredità del nostro Risorgimento. Così, anche la nostra lingua resterà sempre quella di Dante, di Machiavelli, di Galilei, un patrimonio incomparabile di una tradizione letteraria che affascina anche persone di luoghi lontani e le induce a studiarli. Il saggio di Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami è anche un modo per celebrare i 150 anni dell'unità nazionale. Ora più che mai si avverte la necessità di proteggere un'eredità importante - quella del nostro Risorgimento, che non può e non deve essere dispersa - e di far rivivere nella memoria e nella coscienza del nostro Paese, dal Nord al Sud, le ragioni dell'indivisibilità come fonte di coesione sociale e come fondamento essenziale di ogni progresso.

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