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Nicola Bultrini «Avere una famiglia è il contrario di morire», scrive Salvatore Scibona nel suo romanzo d'esordio, «La fine» (66thA2ND Ed.

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DiceScibona "il soggetto di un romanzo non è un'idea, un punto di vista o un'ideologia. Ma è la vita". E «La fine» è un romanzo corale, i cui personaggi riallacciano i fili del passato per trovare il senso del viaggio che li ha portati nel nuovo mondo. Rocco, appresa la morte di un figlio in Corea, dopo 30 anni da fornaio, va a cercare gli altri due figli e la moglie che lo ha lasciato 17 anni prima. Il racconto segue strade imprevedibili e incontra una serie di personaggi le cui storie si legano una all'altra, mentre un crimine inconfessato si nasconde tra le vite di tutti. Tra le pagine le vicende ordinarie e straordinarie di tre generazioni di italiani emigrati negli Usa. Persone semplici, di cui l'autore rivela la complessità del sentire. Così è l'umanità intera, nei vizi e le virtù, nella ricerca interiore di ogni individuo. Il lettore può guardare nel cuore dei personaggi vivendo così l'epica straordinaria della gente comune.

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