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Quell'Italia figlia del pensiero cattolico

Gianni Baget Bozzo

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Solo il giorno, certo non lontano, della fine del comunismo russo renderà intellegibile a pieno questo apocalittico secolo XX, il secolo in cui tutto viene scontato, in cui si conchiude la grande ribellione dell'età moderna, il grande rigetto post-medioevale. Oggi gli "intellettuali" intendono comprendere la storia e fare filosofia a partire dal successo comunista, come se questo, oltre che essere reale, fosse anche vero, fosse cioè fondato sui motivi autentici e propri alla natura umana»: queste parole profetiche sono state scritte non poco prima (o poco dopo) la caduta del Muro di Berlino, ma nell'epoca più gloriosa (per chi ci era cascato) della breve era sovietica. L'autore era un irrequieto pensatore cattolico di soli, allora, trentasei anni: Gianni Baget Bozzo. Queste righe appartengono ad un libro pubblicato nel 1961 e ora più attuale che mai, «Cristianesimo e ordine civile», oggi tornato in libreria pubblicato da Cantagalli editore, collana I classici cristiani, 12 euro 157 pagine. «Cristianesimo e ordine civile» fu scritto in occasione del centenario dell'Unità d'Italia e giustamente viene ora riproposto nell'epoca delle celebrazioni dei centocinquant'anni. Fuochi d'artificio e parate a parte i problemi del nostro bel paese sembrano essere rimasti quelli di allora. «L'Italia è un Paese "senza Stato" - scriveva Baget Bozzo - Non che non esista in Italia una struttura politica e amministrativa: esiste ed è tra le più corpose. Ma essa tuttavia non è in grado di indicare alcuna finalità al cittadino; essa risponde al concetto di un'amministrazione che non è Stato, che non è sorretta da un'autorità, governata da un fine. Più esattamente l'Italia è un Paese senza autorità». Altre parole profetiche: descrizione dell'embrione di una crisi che oggi, con una Napoli invasa dai rifiuti, un Nord in cerca di soluzioni locali a problemi nazionali e una disoccupazione dilagante appaiono come il cuore di un problema che nessuno ha mai voluto affrontare. Leggere il libro di Baget Bozzo oggi rivela soprattutto, oltre a un innato desiderio di essere bastian contrario, questo un po' sì, una straordinaria onestà intellettuale. Un sapersi rendere conto di cosa sono i problemi e cosa sono le soluzioni all'interno di un assetto sociale. E con un acume incredibile, e anche con un pizzico di sconsideratezza, Baget Bozzo inserì il comunismo tra i problemi del nostro Paese, già allora, e in assoluto della civile società. «Il marxismo si pone come la negazione più piena di tutto il moto che comincia con l'umanesimo... Eppure non c'è dubbio che tutto il mondo della cultura e della filosofia moderna tende ad essere egemonizzato dal marxismo...». Il vero problema, individuato, analizzato e discusso dal giovane Baget Bozzo è lo stesso che tormenta oggi il nostro Paese e l'intera Europa: l'indifferenza, o meglio, l'ottusa negazione delle radici cristiane del nostro Paese e dell'intero continente. Nel suo libro, non dimentichiamolo targato 1961, Baget Bozzo, cattolico e democristiano, non porta l'acqua al «suo» mulino. Compie un'analisi speculativa sui pilastri della nazione italiana in assoluta onestà intellettuale. Riparte da Dante Alighieri. Sì perché se è vero che è la lingua che rende tale un popolo è anche vero che il profeta della nostra lingua italiana è stato un uomo che non vedeva segni di frattura tra etica spirituale e potere politico. L'Alighieri, il padre della lingua italiana, e per questo anche un po' padre di tutta la nazione che un giorno sarebbe nata, vedeva l'Italia come culla del cristianesimo. Come Paese che trovava il suo motivo di esistere e di essere anche indipendente, attorno ad una lingua e a una fede. E sì che Dante Alighieri, non era uno dal consenso facile. «L'Alighieri esprime la parola della nazione italiana, la prima manifestazione del suo essere nazionale, proprio a partire da Francesco e da Tommaso». Questo scriveva Baget Bozzo. Il teologo non amava la vita comoda e non la ebbe. Si spegnerà nel 2009 portandosi dietro una lunga serie di critiche, alcune feroci, per i suoi scritti e le sue prese di posizione chiare e decisamente poco ortodosse. E per un uomo di Chiesa e di fede questo decisamente non è poco.

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