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Baricco, Camilleri, Saviano: ko

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Camilleri?«Frettolosamente consacrato dal Meridiano», nei suoi gialli «recita in costume regionale per il piacere dei turisti». Simona Vinci e gli altri giovani pulp sono «bambini perversi, che sono perversi perché non sono più bambini, ma adulti che fanno i bambini perversi». Di Baricco poi neppure parlarne. Perché «anche le stroncature bisogna meritarsele». Botte da orbi alla narrativa di oggi. Le dà Alfonso Berardinelli - critico letterario che sguazza nelle polemiche - in «Non incoraggiate il romanzo», edito da Marsilio. Propende per il colpo di spugna della narrativa, il sulfureo autore. Lui, visto come stanno le cose, preferisce il saggio, al quale ha dedicato un libro, appunto «La forma del saggio», premio Viareggio. La letteratura buona, per Berardinelli, si ferma alla prima metà del Novecento. Ai Gadda, ai Vittorini, ai Tomasi di Lampedusa, a Landolfi. Anche Moravia sta per metà, quello degli ultimi libri, nel mucchio dei no. «Un grande autore divenuto col tempo il miglior agente editoriale di se stesso. In questo ha fatto scuola. Oggi in Italia il romanzo è soprattutto un'invenzione degli uffici commerciali», sentenzia Berardinelli. Quantità non è qualità, insomma. La democrazia letteraria genera una sbornia di libri e il romanzo è diventato un genere «merceologico». Narrativa appiattita uguale critica appiattita. Che dovrebbero dire i recensori di fronte a tanta inconsistenza? Nulla. Meglio l'afasia, meglio che «legga chi vuole quello che vuole». Un bel viatico alla stagione dei Premi letterari che sta inesorabilmente sbocciando.

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