Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Kant: il bello degli illuministi

Il dipinto

  • a
  • a
  • a

PalaSharp, Milano, 5 febbraio, ce l'hanno tutti con Silvio Berlusconi, uomini e donne di spettacolo, scrittori assortiti, attivisti, fantastiliardari, adolescenti e pure lui, il sublime Umberto Eco. Emma Marcegaglia ha detto che l'Italia migliore va a letto presto, il vate le replica: "Io vado a dormire tardi perché leggo Kant". Eco è un veterano, ha scritto pure un libro, Kant e l'ornitorinco (Bompiani, Milano 1997), ma noi no. Così, non volendo far la fine di Sid il bradipo, che ne L'era glaciale gli danno del marsupiale oceanico - "Ehi, perché io il coso "rinco" ? - domandiamoci subito "Kant, chi era costui"? Ognuno dei presenti al palazzetto dell'orgoglio antiberlusconiano ne conoscerà a menadito opere e giorni. Non ci sarà chi non ricordi l'aneddoto che lo vorrebbe puntualissimo, sin pedante, ogni dì a passeggio alla medesima ora lungo il medesimo corso della sua Königsberg, tanto che ci si poteva sincronizzare l'orologio, eccezion fatta per il 14 luglio 1789 della presa della Bastiglia da cui tutti appresero che qualcosa era cambiato per sempre. Ma siccome ultimamente gli studenti italiani, tutta colpa del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, sono stati più presi da piazze e tetti che dai libri forse vale la pena di rinfrescare la memoria. Tedesco di Germania che allora si chiamava Prussia, Kant nacque nel 1724 e scomparve nel 1804. Fu un criticone, autore di una Critica alla ragion pura, di una Critica alla ragion pratica e di una Critica del giudizio. Ebbe pure una fase precritica, ma siccome la ripudiò si studia solo in qualche monografico universitario un po' eccentrico. Di professione fece il filosofo, però parlò di "rivoluzione copernicana". Era una metafora: si era dilettato di studi cosmogonici, astronomici e naturalistici (alla scuola di un francese che, pensate un po', si chiamava Buffon, conte Georges-Louis Leclerc) e quindi il paragone gli pareva chiaro. Intendeva dire che a un certo punto della sua monotona esistenza giunse la chiamata a rigenerare l'intero scibile umano: la verità non va cercata nelle cose rarefatte e iperuraniche del Cielo, ma qui sulla Terra dei mortali. Le cronache del pensiero occidentale narrano che così facendo Kant mandasse a Patrasso tutto l'impianto di quella cosa che si chiama "metafisica", la quale aveva fin lì retto il mondo della conoscenza umana. Ovvero l'idea viva sin dagli albori greci della filosofia detta dell'essere (e con qualche interessante nice try fra i presocratici) che le cose del mondo che ci circondano sono incapaci di farsi da sé. Figuriamoci di darsi senso, o quell'altro parolone difficile che i filosofi usano, l'essenza, sì insomma, la natura, di cui è fatta la realtà tutta. Ora, l'Occidente (che ha la peculiarità della filosofia: il resto del mondo no, ha cose anche molto belle, religioni, credenze, pensieri, ma non la scienza filosofica) ha più o meno fatto coincidere i princìpi metafisici con l'idea di un dio. Lo si chiama infatti il dio dei filosofi e con esso i filosofi hanno spesso giocato a fare dio. Con Kant siamo però a pagina nuova. Non a caso gli hanno dato del precursore dell'idealismo, ma anche dell'illuminismo. Lui ci scrisse un pamphlet illuminante, Che cos'è l'illuminismo, in cui, parole famose, dice che è il momento in cui finalmente l'uomo esce dallo stato di minorità. Diventa "adulto", direbbe Romano Prodi ai cattolici. Noi del popolo non sappiamo bene perché Eco passi le notti con Kant, ma il sospetto ci viene che sia perché, fra "Critiche" e manuali del perfetto illuminista, il filosofo tedesco diviene il padre dell'uomo cosciente, sviluppato, autonomo, moderno, europeo, democratico, riformatore, laico, liberale, progressista. Manuali e bigini narrano però anche l'altra faccia della Luna, la sua etica che senza principio e fondamento metafisici si svuota rovesciandosi in stucchevole moralismo. PalaSharp? A noi piace però conservare anche la memoria di quel Rocco Buttiglione che perse il posto da Commissario Europeo allorché, a chi lo esaminava, citò di Kant la distinzione tra politica e diritto da un lato, morale dall'altro. Strappando l'applauso di liberali e laici veri.  

Dai blog