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Ultra Cafonal

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diDINA D'ISA Con lo slogan «il cafonesimo ormai è un virus globale che non risparmia nessuno nel fottoromanzo della mignottocrazia», Roberto D'Agostino ha presentato il suo ultimo libro «Ultra Cafonal Il peggio di Dagospia». Il sequel del fortunato «Cafonal» è pubblicato da Mondadori, con l'eloquenza delle foto firmate dal più irriverente dei paparazzi, Umberto Pizzi. L'ultima fatica di uno dei giornalisti più temuti da vip, politici e personaggi del mondo dello spettacolo, è già in libreria ed è una risposta a quelli che limitano il cafonal soltanto alla romanità. «Ultra Cafonal» è infatti un racconto fotografico degli ultimi due anni in Italia, «anche perché - sottolinea D'Agostino - il mutamento e il degrado sono globali e le regole del potere televisivo condizionano tutti». «Pizzi dopo Pizzi, s'avanza un Bel Paese di delitti&canzoni - scrive l'autore nell'introduzione - collage panoramico di pecionerie e sconcerie, perfomance corale di delizie e mestizie, con prepotentissimi bisogni di esteriorità collettiva, dove il post-moderno viene spappolato dal post-tribolo, e le tragedie non aspettano nemmeno il classico giorno dopo per trasformarsi in farse: vanno in onda in tempo reale». In un foyer dell'Auditorium affollato di vip (dall'assessore Umberto Croppi a Carlo Rossella, dalle sorelle Fendi a Mara Venier e a Gianni Boncompagni accompagnato dalla bella biondona di turno), la definizione più geniale del libro l'ha data Carlo Verdone: «Ultra Cafonal è una colonscopia dell'Italia fatta dal più grande gastroenterologo del mondo: Pizzi è una sorta di Francis Bacon figurativo. Quando Roberto mi ha chiesto la prefazione del libro, ho voluto prima vedere le foto. E mentre le sfogliavo, ho subito cominciato a ridere, poi dalla risata sono rimasto basito, quindi attonito e infine, è scesa la malinconia. Alla fine, ero muto - ha raccontato Verdone - Non è un libro comico perché scivola nel drammatico. C'è il potere politico, economico, comunale, regionale e provinciale, con tantissimi vip, ma è un vero cazzotto nello stomaco. Mi ricordo una volta che andai a pranzo con Alberto Sordi, il giorno in cui aveva fatto il sindaco per Rutelli. Eravamo al ristorante, lui m'indicò una ragazza di 140 chili, con gli hot pants e i capelli verdi, che girava inosservata tra i tavoli. Allora mi disse: "Mi fai molta pena perché ormai nella tua epoca non c'è più il senso del ridicolo e nessuno si scandalizza più di nulla". Aveva ragione. Le immagini di questo libro vanno oltre l'immaginazione. Per quanto anche io in "Grasso, Grosso e Verdone" abbia cercato di raccontare al meglio una famiglia di cafoni, ma qui la realtà supera la fantasia. Questo libro annulla la demarcazione tra destra e sinistra: i cafoni sono tutti uguali». Se per Natalia Aspesi, ieri tra i relatori a fianco di Marco Giusti, «il libro è una totale umiliazione del corpo umano ed è l'umanità che si degrada», per Umberto Pizzi i personaggi colti nel loro momento cafonal sono tanti. «A cominciare da Massimo D'Alema e Rosi Bindi: lei sussurra e lui sonnecchia».

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