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È nato come una sorta di diario in cui ho raccolto, per molto tempo, le emozioni più forti e le vicende che hanno caratterizzato la mia esistenza.

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Manon del mio passato, perché non mi è mai pesato. L'ho sempre ritenuto un patrimonio. Se le ferite patite, e il dolore vissuto, possono fornire uno spunto a chi ha voglia di cercare un confronto con le esperienze altrui per riflettere sulle proprie, ecco, per me questo sarebbe già un enorme traguardo. Con questo libro ho voluto mettermi a nudo per dimostrare quello che in realtà sono. Non mi interessa apparire diverso. È un atto di lealtà nei confronti del prossimo e un atto di lealtà nei confronti di me stesso. Forse anche una forma di vanità, sotto certi aspetti». Lei scrive: «È arrivato il momento per me in cui non posso più barare». Quando lo ha fatto? «Ho barato, a volte, nell'adolescenza. Ho barato sulle origini dei miei genitori. Erano dei montanari. Ma io ero già troppo appesantito dai giudizi, dal bullismo dei miei coetanei, e stavo troppo male. Nascondevo ciò che adesso è invece per me motivo di orgoglio, ovvero le mie origini pastorizie. Poi, ho barato, ma fra virgolette, quando c'è stato il passaggio nel mondo della moda. Ho barato anche con me stesso. Ecco in quel senso ho barato ma per fortuna mi sono allontanato in tempo».

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