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Addio a Penn, regista di «Bonnie & Clyde»

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Ilsuo film sulla coppia criminale e passionale, interpretata da Warren Beatty e Faye Dunaway, fu candidato a dieci Oscar ed è una pietra miliare della evoluzione di Hollywood verso il New American Cinema degli anni '70 che aprì poi la strada a pellicole come «Easy Rider» e «Il Laureato». «Bonnie and Clyde sconcertò il mondo intero per il suo mix senza precedenti di comicità, sesso e violenza estrema. I critici bocciarono il film, ma l'accoglienza del pubblico fu trionfale. L'ambivalenza di Hollywood verso «Bonnie and Clyde» era stata sottolineata anche dal trattamento ricevuto dalla Academy che aveva premiato la pellicola con ben dieci candidature agli Oscar ma la sera della cerimonia al film erano andate solo due statuette (per la miglior fotografia e la miglior attrice non protagonista, Estelle Parson). Memorabile anche lo slogan del film: «Sono giovani. Si amano. Uccidono persone». Arthur Penn era nato a Filadelfia il 27 settembre 1922 da genitori ebrei russi. I genitori si erano divisi quando Arthur aveva tre anni, con il fratello Irving (diventato un famoso fotografo) era andato a vivere con la madre. Durante la guerra nel 1943 era nell'esercito dove organizzava troupe teatrali. Nel dopoguerra aveva studiò in Italia, a Perugia e poi a Firenze. Tornato a New York nel 1948 frequentò l'Actors Studio. Negli anni '50 iniziò la sua attività di regista televisivo vincendo molti premi nel 1957 per la sua versione per il piccolo schermo del dramma «Anna dei Miracoli». Penn realizzò poi una versione teatrale del dramma con Anne Bancroft come protagonista. Nel 1962, trasferitosi a Hollywood, diresse anche una versione cinematografica del dramma sempre con la Bancroft come protagonista (l'attrice vinse l'Oscar per la miglior interprete). Nel 1966 firmò la regia de «La caccia» con Marlon Brando e Robert Redford; l'anno dopo fu la volta di «Bonnie and Clyde» e due anni dopo realizzò «Alicès Restaurant», fino al suo grande affresco della storia del West con «Piccolo grande uomo» (1970) con Dustin Hoffman nel ruolo di un centenario capo indiano.

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