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Quando la storia diventa fiction

Il colonnello Antonio Tejero con la pistola in pugno nel Parlamento spagnolo a Madrid, il 23 febbraio del 1981

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Il generale Gutierrez Mellado è morto da una quindicina di anni, mentre Antonio Tejero Molina, Adolfo Suarez e Santiago Carrillo sono ancora vivi e vegeti. Ecco furono questi i protagonisti di uno dei momenti più drammatici della storia di Spagna, e d'Europa, degli ultimi anni: il tentato colpo di stato del 23 febbraio 1981 in Spagna. Quel tentativo di restaurare una dittatura militare negli anni del dopo-Franco, armi alla mano, con un'assalto al parlamento di Madrid, apparve feroce, spaventoso, ma anche un po' patetico. Nell'aula irruppe, pistola in pugno, il colonnello Tejero. Dietro di lui un gruppo di militari della Guardia Civil con i mitra spianati. Intimarono ai parlamentare di restare fermi e di buttarsi a terra. E tanto per far capire che non scherzavano annaffiarono di piombo il soffitto e le pareti della sala. A far apparire un reperto archeologico, anche ridicolo, quel tentativo di golpe fu la condotta di tre coraggiosi parlamentari: il vicepresidente del governo, l'anziano generale Manuel Gutierrez Mellado, il primo ministro Adolfo Suarez e il segretario del Partito Comunista Santiago Carrillo che, mai andati d'accordo in vita loro, si ritrovarono insieme in piedi, con aria strafottente, a sfidare le armi dei golpisti. Non fu solo un evento politico, storico e sociale. Fu soprattutto l'impatto mediatico che impresse visibilità e alla fine condannò quell'impresa disperata. Due telecamere ripresero le fasi dell'assalto al Parlamento, le armi dei miliziani, i maltrattamenti all'attempato vicepresidente, che comunque non si fece intimorire. Quelle immagini fecero il giro del mondo e complicarono quell'evento, già di per se abbastanza complesso. Racconta quel momento e riflette sulla storia di Spagna lo scrittore Javier Cercas con un libro di notevole spessore: «Anatomia di un istante», edito da Guanda, fittissime 463 pagine, euro 18,50. La giovane democrazia spagnola si rivelò, in quel 1981, ben salda. Come saldi furono i sentimenti di tutti i cittadini del mondo civile, impressionati dalle immagini di quell'atto che apparve in tutta la sua anacronistica barbarie. Insomma il golpe fallì anche perché tutti poterono vederne il momento più importante grazie a quel filmato che, in tutto, dura trentaquattro minuti. Ma è anche vero che per le nuove generazioni quel film (che alcuni proposero per i più prestigiosi premi cinematografici), rischia di far diventare un momento della storia una specie di fiction. E sì, perché, riflette Cercas, se è vero che in tanti credono che Winston Churchill sia il protagonista di uno sceneggiato sulla seconda Guerra Mondiale (se siete tra questi non vi preoccupate, siete in buona compagnia), allora anche la storia recente e dolorosa di Spagna rischia di diventare una fiction. Come antidoto a questo pericolo Cercas ha scritto il suo libro, certo una medicina impegnativa da ingoiare, il testo è lungo e complesso, ma anche gustoso e appassionante. L'autore sezione come in un'autopsia il fatto ormai lontano nel tempo, esaminando le vite, i pensieri, le parole dei vari personaggi come se fossero i protagonisti di un romanzo. La sua infatti è un'analisi fatta più con l'occhio del letterato che con quello dello storico. Perché, e questo Cercas lo dice con chiarezza, per una volta la Storia con la esse maiuscola non è stata casuale, malvagia, ingiusta. Per una volta gli eventi della vita vera e vissuta si sono incatenati come i capitoli di un romanzo, come ne «I tre moschettieri». E, alla fine, i cattivi hanno avuto il fatto loro (senza neanche troppa cattiveria) e i buoni hanno trionfato. Magari fosse sempre così.

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