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La vita e la filosofia del calcio

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Eppureil mondo cattolico e l'universo calcistico si ricompattano tra le pagine di un saggio curato da Oreste Tolone per Morcelliana. Il professore di Sulmona pubblica due testi di uno dei più grandi filosofi del Novecento, Bernhard Welte, in un libro che in poco più di sessanta pagine riesce a scardinare quella barriera che comprime la partita di pallone entro gli schemi di semplice gioco. Nella «Filosofia del calcio» (ed. Morcelliana, 64 pgg. 8 euro) Tolone dimostra come questo sport sia un vero e proprio rituale. In quei novanta minuti va in scena la vita, non quella reale ma quella ideale; regole accettate e condivise limitano l'anarchia, inducendo chi commette fallo a pagare e chi è più abile a far gol. Il nemico si trasforma così in un avversario che disorienta, crea squilibrio e mette alla prova l'altro. Ognuno deve per forza relazionarsi alla squadra, portare avanti l'azione rinunciando al ruolo di protagonista assoluto, guardare all'obiettivo comune e finale: vincere quella partita. Il calcio diventa così la simulazione di una vita ideale, dove non esiste il futuro ma solo il presente, dove l'uomo recupera l'integrità con il mondo, con il tempo. E con Dio. «Il gioco - scrive Tolone - rappresenta una vera e propria anticipazione escatologica del regno di Dio, un'inserzione in terra di quell'ideale di eterna pacificazione e pienezza inscritto nel cuore dell'uomo, di quel comportamento archetipico di cui il giocare è l'espressione più alta».

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