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A spasso nei giardini della memoria

Montmartre

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Sì, d'accordo, non si può andare a Parigi senza vedere Notre-Dame, il Louvre, la Tour Eiffel, le Champs-Elysées, l'Arco di Trionfo, il Centro Pompidou e via elencando con i più suggestivi, ma anche scontati, percorsi turistici: ma forse si potrebbe f Anche in ossequio a un grande della letteratura francese come François-René de Chateaubriand che ebbe a dire: "Le tombe sono i veri monumenti del viaggiatore". E non aveva torto. Se il monumento è infatti documento e testimonianza, questo ruolo conservativo, che fissa un nome, un volto, una memoria e suggerisce una continuità, è più che mai caratteristico delle tombe. E il Père-Lachaise ne racconta di storia. A partire da quelle disposizioni napoleoniche che l'ardente Ugo Foscolo, pur ateo e anticlericale, fieramente avversò quando furono estese all'Italia. E infatti prescrivevano che i morti non fossero più sepolti nelle chiese cittadine, ma in appositi luoghi lontani dall'abitato. Così fuori Parigi erano sbocciati i funebri fiori marmorei di Montmartre, Montparnasse, le Père-Lachaise. Che è non solo un cimitero "civile", ma anche un cimitero "speciale", viste e considerate le glorie che raccoglie: qui sono sepolti gli amanti, "belli e impossibili", Abelardo ed Eloisa; qui trovano eterno ricetto Molière, La Fontaine, Beaumarchais, Balzac, Wilde, Proust, Colette. Tanti i musicisti: Bellini, Cherubini, Chopin, Bizet. Vi fu sepolto anche Rossini: poi la sua salma fu traslata e tumulata nella basilica di Santa Croce. E ci sono anche Edith Piaf, il "passerotto" dalle alucce sgualcite e l'"usignolo" Maria Callas. Nonché Simone Signoret ed Yves Montand, in amorosi lacci avvinti anche nella morte; e il nostro Piero Gobetti, il giovane fondatore della "Rivoluzione Liberale", che, in fuga dall'Italia fascista, avrebbe voluto fare l'editore "europeo" a Parigi, ma morì poco tempo dopo esservi approdato, nel 1926. Monumenti e ammonimenti quelli del Père-Lachaise. Anche se uno scrittore come Daniel Pennac, col suo Benjamin Malaussene, cerca risvolti, se non dissacranti, quanto meno leggeri, ricordando che il punto di ristoro all'uscita dal cimitero, dunque dalla morte, ha il confortante nome di "Renaissance". Ma certe presenze non sono già garanzie di rinascita, anzi di eterna vitalità? Se lasciamo i "cugini" di Francia per rientrare in patria, ecco che, a Roma, nel quartiere del Testaccio, troviamo il Cimitero Acattolico (già Cimitero degli Inglesi). Anche qui la data di nascita è primo-ottocentesca, e c'è di mezzo la faccenda che nella Roma dei papi gli stranieri che professavano anche una fede "estranea", ad esempio i protestanti, non potevano essere sepolti in terra consacrata, ma dovevano essere inumati fuori dalle mura (come, peraltro, gli attori, vocati alla finzioni morbose sulla scena nonché a una censurabile e per nulla cristiana "vita spericolata"). Tra stranieri, estranei di varia natura e "cani sciolti" del laicismo o della miscredenza militante, anche qui fior di nomi. Ci limitiamo a citare due illustri romantici anglosassoni: John Keats, morto ad appena ventisei anni, e Percy Shelley, naufragato nel Mar Tirreno tra Liguria e Toscana e cremato sulla spiaggia di Viareggio. Due nomi "scritti sull'acqua". Temprato al fuoco dell'ideologia, invece, Antonio Gramsci. Anche lui riposa in questa terra, in una cornice di verde e di marmo. Come dire: la natura che sempre si rigenera e la pietra perenne. Cifre di tutti i cimiteri monumentali, variamente ispirati e dislocati. Vale la pena di visitare Staglieno, una delle meraviglie di Genova (ma, secondo Ernest Hemingway, "una delle meraviglie del mondo"). Impossibile non fare i conti con le suggestioni dei "magnanimi". A Staglieno, infatti, c'è la tomba di Mazzini, che in periodo di celebrazioni, contese e polemiche "unitarie", merita, quanto meno, una sosta "pensosa" per riflettere sugli esiti di quel Risorgimento che lo videro un po' Apostolo e un po' Cassandra. Quanto all'Unità che forse non c'è ancora, neanche tra i morti, andiamola ancora a cercare fuori d'Italia: in Spagna, nella Valle de los Caidos, a 9 km. Dal Monastero dell'Escorial, dove il fondatore della Falange, José Antonio de Rivera riposa insieme a 33.000 combattenti di entrambi i fronti della feroce guerra civile; e ad Arlington, Virginia, Stati Uniti, il cimitero creato durante la Guerra di Secessione sul terreno attiguo alla casa di Robert Edward Lee, generale confederato. Sudisti e nordisti, divisi dalla lotta, uniti nella morte, parlano di pace. Forse aspettando che Clint Eastwood, con la sua intelligente "pietas", racconti la loro storia.

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