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Ecco il maschio velino

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Il maschio-velino

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Discutiamo nei giorni di questa estate pazza e torrida, dove impazzisce la politica e impazziscono le coppie, le famiglie, padri e figli, dove le discussioni finiscono a coltellate e le separazioni a delitti, degli uomini che odiano le donne, come titola il celeberrimo romanzo di Stieg Larsson e il servizio di un magazine dedicato a questo genere di sevizie. Il mobbing come disco rotto dell'estate, ed è un rischio. E se ne discuta, per carità, che fa bene all'autoterapia e pure all'autostima dei terapisti, dove s'ingrossa la schiera di coloro che imputano l'esplosione della violenza maschile a una devastante percezione di debolezza dell'uomo contemporaneo, sia esso fidanzato o padre di famiglia o corteggiatore o corteggiato, che assieme alla virilità come codice sociale perde anche ruolo e mascolinità. E qui vogliamo scomodare, come questione d'apertura, un piccolo classico giornalistico del genere, lo splendido «L'uomo maschio» di Eric Zemmour (Piemme) che, sui giovanotti postmoderni, la pensa così: «Come si presenta l'uomo ideale? Si depila. Fa incetta di prodotti di bellezza. Indossa gioielli. Crede fermamente ai valori femminili. Privilegia il compromesso. Insomma, l'uomo ideale... è una vera donna. Ha reso le armi, e si è convinto che l'uguaglianza è similitudine. Tutto quello che è autenticamente mascolino è considerato una parolaccia. Una tara. Però così il gioco non funziona». Altrove questo tipo, negli anni passati, è stato definito metrosexual, l'uomo che abbandona condotte prepotenti e odori di maschio selvaggio per farsi sensibile, femmineo, sculettante e tanto profumato, e il David Beckham eletto a sua icona planetaria. Ci può stare, la similitudine, solo che in Italia siamo abituati a italianizzare i trend globali e a Roma a romanizzarli, con un grande aiutino arrivato dalla nostra neotelevisione. Per cui ci aspettano variazioni grosse sul tema. E veniamo alle spiagge di casa nostra, destreggiandoci tra le ormai celebri coatte Debbbora e Romina, gli aperitivi danzanti, le tende spiaggiate in stile Costa smeralda de Torvaianica, i cotoni e i lini, i pashmina e le fascette modello Formentera, i set vanzinati. A Roma, forse più che altrove, si moltiplica come le cavallette un tipo umano che, in mancanza di meglio, possiamo equiparare alla versione maschile, ma tutto fuorché machista, della velina. Il maschio velino. Il maschio che si depila perché ha il terrore dei peli (e le battute su presunte omosessualità di massa si fermino all'istante, perché tra i gay c'è e resta la tribù bear, popolata di uomini pelosissimi, barbutissimi e in prevalenza motociclisti adoratori dell'abbigliamento di pelle e borchie). Che si sfoltisce le sopracciglia e si riempie di creme. Che s'alliscia la pelle per essere più lucido di una postproduzione in Photoshop. Che si toglie di dosso, per farla breve, ogni indizio di quella hybris primitiva, quell'aura di potere primordiale, quel mix bipolare di istinto di dominio e istinto protettivo esercitato sulla donna, nei secoli spaventata ma anche terribilmente affascinata da questo archetipo. Insomma basta mettere il naso fuori dal raccordo, imbarcarsi in qualche torpedone e magari finire al mare, sia l'Ostia nazionalpopolare o la Fregene (anzi Freggene) con ambizioni più glam, o restare nel chiuso di una qualsiasi palestra, da quella ruspante a quella piuttosto modaiola. La stessa palestra dove con nonchalance ti può capitare che si avvicini un ragazzone bello piazzato e, squadrandoti le gambe, senza neppure conoscerti, esclami: «Ma che, nun te depili?» E tu gli rispondi che no, i tuoi peli te li tieni, allora ti guarda perplesso, un minimo schifato, e continua ad allenarsi. Ecco, ritorniamo alle spiagge di casa nostra, dove assistiamo a uno scatto in avanti di quell'«imperialismo della neoestetica, o antiestetica tamarrissima e coatta», della cui proliferazione Massimiliano Panarari, in «L'egemonia sottoculturale» (Einaudi) fa colpevole i programmi di Maria De Filippi e i personaggi via via sfornati un'edizione dopo l'altra. Di estetica «palestrata, e, non di rado, dopata e siliconata» si tratta, sì. Ma a Roma si va oltre. Si va oltre la polemica politologica della postfemminista Nicoletta Tiliacos che, tempo fa, osservava che «se dobbiamo polemizzare sulla cooptazione in politica, parliamo di veline ma anche di velini». E sembra archeologia dell'immaginario il 2003, quando l'ex modella e fotografa Loretta Mariani lanciò la selezione per i calendario “I belli di Roma”, e cominciò a ricevere telefonate del tipo «So' il sosia de Brad Pitt», e alla fine furono dodici i puttini immortalati. A Roma il maschio velino è trasversale per ceti e quartieri. Il look della camicia strizzata su petti spelacchiati, il jeans stretto e sinuoso, il costumino impaccato, il capello scolpito e gli occhiali da sole da due metri quadri non sono stretta competenza degli emuli di Costantino Vitagliano o del coattissimo Verdone nel vecchio sketch «il sesso va alla grande e c'ho un fijo a Stoccorma e l'altro a Copenaggen», ma anche i ragazzetti dei quartieri e dei lidi più trendy. Dove osservi uscire dall'acqua sirenetti con l'acconciatura perfetta e il tatuaggio, l'onnipresente tatuaggio del sole con i raggi appuntiti immancabilmente a marchiare la tibia o, in alternativa, l'inguine, che si sdraiano a prendere il sole con l'atteggio da vamp e la richiesta muta: «Guardatemi tutto». E non toccatemi perché non vi tocco. Il maschio velino, depilato e femminizzato, non è solo un fenomeno estivo, pur se l'estate catalizza e fa morbosa questa innovazione antropologica. Le nuove mode giovanili, e in particolare i litigi tra gli “emo” e i “truzzi” in quel di Roma, a piazza del Popolo e non solo, litigano a chi è più femminuccia. Su quella discarica del senso comune che è Youtube, si possono confrontare le accuse reciproche che i truzzi rivolgono gli Emo, alcuni dei quali dichiarano la loro bisessualità di origine emotiva e rivendicano l'ora e mezza giornaliera per farsi la messa in piega, e questi che ripropongono impietosamente video di truzzi depilati o, peggio, che indossano catene e succhiano ciucciotti da poppante. Di ogni dimensione. Se, forse, bisogna cercare risposte all'ennesimo servizio sul maschio che smarrisce le pulsioni del sesso, cominciamo da qui. Il problema del velino, sotto sotto, è che oltre al pelo ha perso anche il vizio.

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