Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Quei paesaggi che sembrano sorridere

default_image

  • a
  • a
  • a

«Parliamodi rughe – ci dice un notissimo disegnatore come Tullio Pericoli – sia per i volti che per i paesaggi. E per entrambi possiamo parlare di stagioni, depressioni, tagli, scavi, cedimenti. E se il volto è un racconto individuale, il paesaggio è invece un racconto collettivo». Ed eccoli i magnifici ritratti e paesaggi, 53 in tutto, dipinti da Pericoli fra il 2007 e il 2010 ed esposti fino al 19 settembre al Museo dell'Ara Pacis, nella bella mostra curata da Federica Pirani. In quadri lavorati minuziosamente e con la cura che si riserva ad un campo coltivato, emerge una specie di geologia pittorica che evoca i mutamenti nascosti e profondi di un paesaggio ma anche di un volto, perché, come amava dire Oscar Wilde, “oggi siamo al tempo stesso quel che siamo stati in passato e quello che saremo in futuro”. E così Pericoli ara, incide e semina di colore paesaggi e ritratti per portare alla superficie i sommovimenti interni della natura e dell'uomo. Alla memoria degli amati scorci marchigiani (Pericoli è nato a Colli del Tronto, vicino Ascoli Piceno) risponde quella di amici a lungo frequentati o di figure particolarmente ammirate, con una speciale attenzione per gli scrittori: da Samuel Beckett a Pierpaolo Pasolini, da Giovanni Testori a Roberto Calasso e Roberto Saviano. Né vanno dimenticati personaggi di spicco come Eugenio Scalfari, Maurizio Pollini, Mario Botta, Vittorio Gregotti. I volti sono tutti in primissimo piano ed emergono come miraggi tra una miriade di rughe e scalfiture che rendono lo scorrere del tempo, nel contrasto rivelatore e minimale di bianchi, grigi e neri. Lo scavo psicologico porta con sé una geologia del profondo che trasforma questi visi in paesaggi dell'anima. E le vedute diventano invece ritratti della natura. “Quando guardo un paesaggio – spiega Pericoli – mi viene spontaneo chiedermi perché lì c'è quella ruga, quella collina, quella forma di montagna; quale spinta le ha fatte emergere, nel modo in cui sono emerse. Esattamente come faccio con un volto”.

Dai blog