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Lina contro tutti

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La regista Lina Wertmuller

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Lina Wertmuller torna sul piccolo schermo come regista, dopo dieci anni di assenza. Domani, in prima serata, Raiuno manderà in onda "Mannaggia alla miseria", film in una sola puntata ispirato al "Banchiere dei poveri", di Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace che ha inventato e sperimentato con successo in Bangladesh un sistema di finanziamento alle classi povere. Nel cast, tra gli altri, Gabriella Pession, Sergio Assisi, Angela Pagano, la figlia adottiva della Wertmuller, Maria Zulima Job, Peppe Servillo, Piera Degli Esposti, Luca De Filippo. Per il futuro la Wertmuller progetta un ulteriore lavoro con Sophia Loren ed il sequel di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto. Cosa l'ha spinta dopo dieci anni a tornare in tv? «Quando si racconta una storia di spessore, per un regista il piccolo ed il grande schermo sono equivalenti. L'importante è la validità del progetto. Ma il cinema, oggi richiede un gran dispendio economico in pubblicità. Meglio allora la tv. Mannaggia alla miseria, ad esempio, è un film pensato appositamente per la tv, scritto e girato in maniera cinematografica». Il suo parere sull'attuale stato del cinema italiano? «Sono giornate dure per lo spettacolo. Io sono amareggiata per il taglio ai fondi destinati alla cultura. È un fatto inaccettabile, da rivoluzione. L'Italia è il paese dell'arte e della cultura, assurdo limitarne le possibilità. Non so se Giulio Tremonti abbia mai letto libri o sia andato qualche volta a teatro o al cinema. Sembrerebbe di no, da quanto sta accadendo. Magari poi si scopre che è coltissimo». Torniamo al film tv. È vero che parla dell'Italia di oggi? «È vero. Saranno proprio tre giovani a far funzionare la banca dei poveri inventata da Yunus, in una città meridionale che si può identificare con Napoli. Voglio portare alla ribalta strati sociali e problemi di cui ci si occupa raramente, realtà sgradite e difficili nelle quali sopravvivere diventa sempre più arduo». Un esempio? «Cantanti neomelodici che cercano finanziamenti, anziane venditrici di sigarette di contrabbando che vogliono riscattarsi, immigrate che tentano di uscire dalla schiavitù della prostituzione». Ha dunque abbandonato la commedia? «Assolutamente no. Tutto è raccontato secondo il mio stile». Il regista che maggiormente si avvicina al suo stile? «Mi piacciono molto i fratelli Cohen che in alcuni loro film hanno avuto zone di grottesco vicine al mio modo di sentire». A quando il sequel di travolti da un insolito destino? «Quando riuscirò a trovare il produttore». Lei ha una figlia adottiva, Maria Zulima. Anche lei nello spettacolo? «Da quando Maria Zulima c'è, ha sempre partecipato a tutti i film da me diretti, anche se a lei personalmente la carriera di attrice non interessa più di tanto. Sono io che insisto per averla».

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