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"Ecco tutti i miei amori"

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Valentina Cortese

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Regina del palcoscenico e del grande schermo, Valentina Cortese approda al Quirino per una serata speciale dedicata alla raccolta «L'amore» di Giovanni Testori e al «Magnificat» di Alda Merini, poeti che ha conosciuto direttamente. «Giannino era un uomo di un'intelligenza non indifferente, amichevole e aperto quanto tormentato all'interno», ricorda l'attrice. «Aveva scritto per me L'Erodiade, non potei interpretarla perché ero negli Stati uniti per un film. Alda era una donna intensa, dalla sensualità vibrante. Abitava in una piccola casa sul Naviglio e diceva che il vero manicomio era fuori: nella gente che non si cura della tua pena segreta». È forte l'emozione di tornare sul palcoscenico romano che l'ha vista tante volte protagonista in una carriera lunga un settantennio.   «Durante la guerra - racconta a Il Tempo - recitavo al Quirino con Irma Gramatica e Aroldo Tieri. Eravamo rimasti soli sotto un bombardamento: non sapevano come uscire e pregavamo per i colpiti, sperando di salvare la pelle. Nello stesso teatro ebbi l'onore di accogliere in camerino Aldo Moro. Voleva congratularsi fra un atto e l'altro. Ero commossa, ma dovevo continuare a truccarmi. Lui stava lì, senza dire nulla. A un certo punto ho sentito odore di bruciato. I suoi pantaloni stavano prendendo fuoco a contatto con la mia stufetta. Al Quirino ho ricevuto 28 minuti di applausi per "I giganti della montagna" e ho visto il giovane Gassman scambiarsi di ruolo con Randone nell'"Otello". Ma non rimpiango il passato perché il teatro non è cambiato: resta sempre un fatto magico e poetico di denuncia. L'uomo ne ha bisogno». La scena è un luogo sacro per questa primadonna di insuperata eleganza che a 17 anni voleva iscriversi all'Accademia e invece venne scritturata in un film con Ermete Zacconi e poi lanciata nel cinema internazionale. Ma che è rimase schietta e indipendente. «Darryl Zanuck, padrone della Twenty Century Fox con cui avevo firmato un contratto per sette anni, credeva di potermi fare la corte. Appena si è permesso di abbracciarmi e tastarmi gli ho lanciato in faccia un bicchiere di whisky che mi avevano messo in mano. Sapevo che avrei concluso così la mia avventura americana! Fra gli attori, invece, il migliore era Spencer Tracy. Mi riempiva la roulotte di corbeille di fiori e il giorno dopo Jimmy Stewart mi recapitava le sue, ancora più grandi, per non essere da meno». Poi volentieri confessa: «Non si potrebbe vivere senza amore: tutto sarebbe insignificante. Mi sono innamorata a 17 anni del direttore d'orchestra Victor de Sabata, molto più maturo di me. Poi c'è stato Richard Basehart: era vedovo, mi faceva tenerezza. Ci sposammo nel 1951, poi il divorzio. Nostro figlio ha sofferto molto. Subito dopo ho incontrato Strehler: mi ha donato la gioia di lavorare con lui per 15 anni. Nel 1980 ho sposato l'imprenditore e farmacologo De Angeli. Tutti i miei uomini mi hanno dato tanto».

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