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Il super-impero della droga oggi si chiama 'ndrangheta

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Unadelle cinque organizzazioni malavitose più pericolose del pianeta con un fatturato annuo di 45 miliardi, ossia il 3% del Pil nazionale. È la 'ndrangheta, questa sconosciuta. E sì, perché in fatto di notorietà vince la sua diretta concorrente, la mafia, alla quale, però, non ha nulla da "invidiare". La pensa così Andrea Pamparana, vicedirettore del Tg5, scrittore e sceneggiatore, autore di "Malacarne. Uomini di 'ndrangheta" (Tropea, pag. 255). "È proprio così, e a sottolineare la pericolosità di questa organizzazione nata in Calabria è l'FBI che la pone tra le cinque associazioni più pericolose al mondo, mentre gli stessi tedeschi che non hanno nel loro ordinamento l'associazione a delinquere, dopo la strage di Duisburg, ne hanno valutato la pericolosità. Poi ci sono i casi in Canada con gli arresti importanti ma soprattutto si è scoperto che l'Australia è terra di conquista delle famiglie calabresi che lì stanno concentrando i loro investimenti. Anzi, pare che proprio lì sia il vertice attuale della 'ndrangheta". Il suo "Malacarne" è un'inchiesta che, per la prima volta, spiega le sofisticate strategie con cui la 'ndrangheta domina il traffico mondiale di stupefacenti e racconta le vicende dei membri di questa "onorata società", giovani italiani poliglotti, vestiti con eleganza e con tanti soldi in tasca, frequentatori di alberghi e ristoranti di lusso, in Sudamerica, negli Stati Uniti, in Europa e In Australia, signori del narcotraffico. È proprio così? "Certo. La 'ndrangheta è un'organizzazione criminale internazionale che ha in mano le redini del traffico di cocaina e quindi ha i rapporti con i colombiani, ma ha anche il controllo sul mercato delle anfetamine e dell'ecstasy in Europa e in Australia". Quindi 'ndrangheta uguale droga? "Non solo. Le altre fonti di guadagno sono il traffico di armi e dei rifiuti tossici, sia in Italia, basta vedere i casi della Calabria, sia in Africa, diventata una terra di conquista delle organizzazioni criminali del mondo, perché è la rotta più breve per arrivare in Sud America ma anche perché è considerata una terra di stoccaggio. Ecco, droga, armi e rifiuti generano una holding del crimine che produce una massa di denaro che si trasforma in investimenti che entrano prepotentemente nell'economia nazionale attraverso gli appalti delle grandi opere, per esempio." Quindi non solo in Calabria? "No certo, anche a Milano, in Svizzera… Del resto in un momento di crisi è proprio il settore dell'edilizia quello che più ha bisogno di liquidità che si può ottenere più facilmente da qualche prestanome che non in banca…" Eppure sembra che il fenomeno 'ndrangheta sia meno noto della mafia… "Recentemente un magistrato calabrese mi diceva che se i giudici calabresi avessero la metà dei mezzi dei colleghi siciliani potrebbero combattere ad armi pari contro la 'ndrangheta. La mafia è un fenomeno studiato e molto conosciuto anche per un'immagine un po' pittoresca. Inoltre l'Antimafia sicuramente ha portato vantaggi a chi vi ci si dedicava a tempo pieno… mentre la 'ndrangheta è sempre stata lasciata in secondo piano a tal punto che ha operato quasi indisturbata fino a scalzare Cosa nostra nel traffico degli stupefacenti". Da cosa le è nato l'interesse? "A parte l'anima del giornalista, due anni fa sono stato insignito della cittadinanza onoraria di Cetraro, cittadina in provincia di Cosenza proprio dove si scoprì la presunta nave dei veleni, notizia poi rivelatasi falsa. La cosa mi colpì e cominciai così a parlare ed indagare anche grazie all'amico parroco, don Ennio e al giovane sindaco, appena riconfermato, Giuseppe Aieta". Nel libro oltre i cattivi ci sono i buoni "Certo, buoni e sconosciuti come gli uomini della Direzione centrale dei servizi antidroga del Tuscolano che ho conosciuto grazie al prefetto Di Gennaro, primo a sapere del progetto di questo libro". Malacarne potrebbe diventare una fiction? "In effetti ha lo stile della docufiction e qualche interesse per un film tv c'è già…", confessa Pamparana.

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