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Caput mundi a rischio Vulnerabili Colosseo Palatino e gli acquedotti

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Eccoche cosa era la Domus Aurea, colosos del primo secolo dopo Cristo, estesa assai di quanto mostrato ai turisti dal 1999, dopo un restauro durato venti anni. Un complesso che comprendeva l'Esquilino e il Palatino. L'ha confermato di recente il ritrovamento della cosiddetta coenatio rotonda: una sorta di camera da pranzo dell'imperatore incardinata su un perno che la faceva girare a 360 gradi sulla valle popolata di arbusti e animali selvatici. E sul lago, dove poi, nell'ora della damnatio memoriae di Nerone, sorse il Colosseo. Erano ottanta ettari, «riempiva tutta Roma», ironizzava Marziale. E, dentro, affreschi e mosaici, marmi colorati e statue, stucchi, avorio, oro. Una villa delle meraviglie, un'icona di quel patrimonio fragile della Capitale che avrebbe bisogno di continue manutenzioni. Ma gli interventi scarseggiano e il motivo è sempre lo stesso: mancanza di fondi. Eccolo, il catalogo delle vestigia più vulnerabili di Roma. Colle Oppio è tutto in un problema endemico, sei ettari fragili per le infiltrazioni d'acqua. Ad essere a rischio sono poi le Terme di Traiano con la Cisterna delle Sette Sale, le varie esedre traianee ed il Criptoportico. Bisognoso di interventi di consolidamento il Foro Romano, che si estende fra il Campidoglio e il Palatino. Quest'ultimo colle è particolarmente malato. Nel 2001, in occasione dei festeggiamenti per lo scudetto della Roma, alcuni tifosi si arrampicarono sulle strutture archeologiche danneggiandole e causando il distacco di alcuni pezzi. Ma è il Colosseo la prima delle emergenze. Il sindaco Alemanno l'ha definito la sua spina quotidiana. E ha annunciato un intervento di risanamento che inizierà entro il 2010 e avrà uno sponsor. Delicata la situazione delle Mura Aureliane, come scriviamo qui sotto. E la la zona a sud di Roma, alle Capannelle. Sorvegliati speciali gli acquedotti Claudio, Felice e la Villa dei Sette Bassi. Li. Lom.

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