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Mario Resca incassa un altro successo. E fa di necessità virtù. Dopo aver tessuto per nove mesi la tela, il direttore per la valorizzazione che Bondi si è messo al fianco ha stretto un patto che definisce «storico» con Google. Il colosso informatico metterà on line un milione di libri - pari a 200 milioni di pagine - conservati nelle due massime biblioteche pubbliche italiane, la Nazionale Centrale di Roma e quella di Firenze, che ospitano la maggior parte dei volumi (750 mila) di pubblico dominio, ovvero non soggetti al diritto d'autore. Significa che con un clic ci si spalancheranno nel video tutte le opere pubblicate entro il 1860 e conservate tra gli scaffali di Castro Pretorio e del Lungarno.   Dante, Ariosto e Tasso, dunque, ma anche il De Amicis del libro «Cuore», Ettore Fieramosca, rari scritti d'epopea italiana come «I Mille» di Alberto Mario ma anche il trattato sulla cioccolata e gli studi di Galileo e Keplero. Eccole, le pagine ingiallite, scorrere nel salone tutto marmi del Collegio Romano sul trasparente sistemato dietro a Bondi, Resca e al responsabile di Google, l'indiano Nikesh Arona, freschi di accordo. Che per l'Italia è tutto rose e fiori. Niente spese, niente vincoli perché Google non ha l'esclusiva della digitalizzazione, rilancio multimediale e mondiale del nostro sapere. In più, l'escamotage per sopperire ai magri bilanci ai quali il Servizio Bibliotecario Nazionale ha già fatto e dovrà ancor più fare la bocca. «I link con i testi disponibili e la consultazione on line - spiega a Il Tempo Antonia Ida Fontana, che dirige la raccolta fiorentina - significano risparmio di personale addetto alla distribuzione e alla manutenzione dei testi». Resca enumera i vantaggi sulla punta delle dita. «L'operazione diffonde nel mondo parte del patrimonio librario italiano e della nostra cultura. Lo preserva in eterno da calamità, e penso all'alluvione di Firenze del 1966: perché se pure perdessimo il cartaceo, non ne smarriremmo il contenuto. Rilancia il Bel Paese, in quanto chi conosce i nostri autori, le nostre eccellenze, è invogliato a visitare l'Italia». L'ex manager McDonald quantifica anche i costi dell'operazione: cento milioni di euro, tutti a carico di Google. Corregge amabile Arora: «Molto, molto meno». E se gli si chiede che ci guadagna il suo colosso, lui afferma che punta solo a un profitto d'immagine: poter offrire col suo motore di ricerca il catalogo di libri più grande del mondo. Insomma, niente finestre pubblicitarie mentre si apre, per esempio, la pagina con cui Evangelista Torricelli descrive il suo barometro. La scannerizzazione avverrà in Italia, probabilmente a Roma, e perciò creerà occupazione per cento giovani esperti. Lunghi i tempi: due anni per scegliere i volumi. Lo faranno le nostre Biblioteche, che hanno già lavorato in archivio virtuale 285 mila titoli. Poi comincerà il lavoro di scanner: dieci volumi al giorno, se avremo un centro con venti postazioni, come è avvenuto per la biblioteca di Basilea, in Svizzera.   E a chi è perplesso e teme il colpo inferto alle case editrici, si ribatte con l'esempio Usa. Nel 2005 le vendite di libri sono aumentate in modo consistente, nonostante il fenomeno della digitalizzazione. Bondi, il ministro-poeta, gongola e regala immagini alte: «Si realizza il sogno della biblioteca universale, descritta da Borges. L'utopia diventa realtà». Dopo i tanti dispiaceri che Tremonti gli ha dato chiudendo i cordoni della borsa, questa intesa è un toccasana.  

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