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Il più romantico degli scrittori inglesi nel più romantico degli scorci romani

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JohnKeats e Trinità de' Monti. Dove trascorse gli ultimi giorni di una vita breve e appassionata, inseguendo Bellezza e amore. Il poeta morì di tubercolosi, a 25 anni, nella casa presa in affitto su invito di Shelley al numero 26 di piazza di Spagna, - tre piani e le persiane in legno - che accompagna la scalinata più famosa del mondo. Dietro quelle finestre, dalle quali si affacciò dal novembre 1820 al febbraio 1821, Keats scrisse l'ultima lettera: «Ho la continua sensazione che la mia vita reale sia finita, e che io stia vivendo un'esistenza postuma». E a Severn, l'amico che era la sua ombra: «Riesco appena a dirti addio, anche per lettera. Sono sempre stato impacciato nel fare gli inchini». Ricostruisce il commiato e rilancia l'autore di versi melanconici ed eroici, che l'aria mite di Roma non riuscì a salvare dal mal sottile, la biografia di Elido Fazi, «Bright Star», stella splendente. Caduca fulgida meteora. Il titolo riprende le parole di un sonetto ed è anche quello del film su Keats di Jean Campion, che in Italia uscirà a giugno ma che ha già incantato allo scorso Festival di Cannes. Un libro unico, «Brigh Star». Perché salda, in Fazi, la figura dell'autore e dell'editore: uno dei più solidi a Roma, con scelte coraggiose che gli fruttano successo e la soddisfazione di incunearsi nello strapotere dei colossi editoriali. Ma perché proprio Keats? Un calcolo di mercato, a rimorchio del film australiano? «Per me Keats è stato davvero una stella polare. Una magnifica ossessione nata negli anni, tanti, che ho passato a Londra e poi ad Amsterdam - spiega Fazi - Nella triade Byron-Shelley-Keats, il poeta di Finsbury è di gran lunga il più suggestivo. All'estero è popolarissimo. Meno da noi. Ho provato a smuovere l'interesse quando ho cominciato a fare l'editore. Ma c'era un buco nero sui suoi testi. Così, nel '95, ho tradotto e pubblicato il poema in versi "La Caduta di Iperione". Dieci anni dopo, una prima biografia, "L'amore della luna"». Già l'amore, quel che muove l'ispirazione di Keats. È proprio questo il nucleo di «Bright Star». Fazi racconta quattro anni - dal 1817 al 1821 - di tormento amoroso per Fanny, la vicina di casa che l'autore di «Ode a un usignolo» adora e odia. Una storia ricostruita attraverso le lettere. «Un epistolario sterminato, di duemila pagine - s'accalora l'editore-biografo - Non ce n'è una brutta e molte delle poesie sono appunto nelle lettere. "Faccio prima a scrivere in versi che in prosa", diceva, saldando vita e opera». Ma perché biografia romanzata? «Perché il racconto è montato come un film, con flashback e approfondimenti. C'è un Keats inedito, che andava approfondito». È il Keats che parla ai contemporanei al punto che Roth ne riprende uno dei fulcri poetici nella «Trilogia della macchia umana». Il poeta che alla Bellezza dava un valore etico, comparandola alla Verità, il sognatore innamorato di una stilista che non potè sposare perché povero e malato, «era un visionario eroe moderno - dice Fazi - Che insegue la negative capability, la capacità di rimanere nell'incertezza, nel mistero, nel dubbio, senza l'impazienza di correre dietro ai fatti e alla ragione». Quintessenza del romantico, il piccolo (era alto un metro e 55) grande poeta di Ode a un'urna greca. Sulla lapide volle fosse scritto: «Qui giace uno il cui nome fu scritto sull'acqua». Pensava alla sua vita che troppo presto sarebbe stata soffocata da uno sbocco di sangue. Al troppo poco tempo avuto per agguantare la fama. Aveva torto.

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