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Tango-incanto targato Argerich

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Eraun concerto singolare e straordinario già sulla carta, e lo sapevamo, quello offerto dalla pianista argentina Martha Argerich al pubblico romano in Sala S. Cecilia. Ma la straordinarietà era legata a due fattori precipui. Il primo era offerto dal repertorio del tutto inusuale per una pianista classica come lei, avvezza piuttosto a Beethoven, Schumann o Brahms. La serata difatti aveva come tema conduttore la musica argentina («South American Getaway: Tangos» il titolo esatto della serata) sia sotto l'aspetto più propriamente folklorico che sotto quello colto ma sempre di ispirazione folklorica. In una cangiante girandola di organici strumentali che vedevano impegnati volta per volta il coro di voci bianche, il Coro misto diretti da José Maria Sciutto e il quartetto d'archi dell'Accademia, ma anche il bandoneonista Nestor Marconi, si sono apprezzate la Cancion del carretero di Buchardo, la estrosa Scaramouche di Milhaud e la Misa Crolla del (da poco) compianto Ariel Ramirez. Accanto a Martha (ecco il secondo motivo di interesse) erano gli amici di sempre come il pianista Eduardo Hubert, autore di un gustoso e trascinante Martulango e di un Fandango con un Bach in salsa tanghera. E tutti i Salmià argentini finiscono naturalmente in Piazzolla con una versione per due pianoforti di Oblivion e Libertango e Tres minutos de realidad sia in versione pianistica che da camera. Stasera la festa sudamericana prosegue, ma in Sala Sinopoli.

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