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«Sono quindici pagine inquietanti.

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Seavrò la conferma dell'autenticità, allora ci troviamo di fronte a materiale che scotta». Il senatore Marcello Dell'Utri, da topo di biblioteca, da raffinato bibliofilo qual è, gongola per l'ennesimo colpaccio, giunto a tre anni dall'acquisizione dei Diari di Mussolini e a qualche settimana dell'acquisto per la Biblioteca di via Senato, il gioiello al quale tiene di più, dell'Archivio di Curzio Malaparte. E adesso? Adesso ha tra le mani carte pesanti. Un Pasolini inedito, più importante per la storia d'Italia - per la zona buia dei misteri mai risolti - che per quella letteraria. È il capitolo mancante del romanzo «Petrolio», al quale l'intellettuale friulano stava lavorando prima della notte fatale all'Idroscalo di Ostia e che è stato pubblicato postumo da Einaudi. Alla scoperta Dell'Utri ha appena accennato a Milano, annunciando la XXI mostra del libro antico. E ora racconta a Il Tempo alcuni retroscena del suo «colpaccio». Senatore Dell'Utri, insomma che cosa ha in mano? Pagine di quello che dovrebbe essere il capitolo mai stampato di "Petrolio". Credo sia stato rubato dallo studio di Pasollini, dopo la sua morte. Perché usa il condizionale? Perché sono in possesso di un dattiloscritto di una quindicina di pagine che non è l'originale. Si tratta di una sorta di sunto dei 78 fogli che componevano il capitolo scomparso. Come se qualcuno li avesse letti e condensati. Spero di avere l'originale prima dell'inaugurazione della mostra milanese. Allora lo esporremo. Ha letto quelle pagine? Che cosa raccontano? Parlano dell'Eni dell'epoca, di loschi intrecci, di particolari sulla morte di Enrico Mattei. Contengono feroci accuse a Cefis. Insomma, un tuffo in uno dei gialli irrisolti di questo paese. In più di un giallo. Perché si collega ad altri enigmi. La morte di Mauro De Mauro, quella dello stesso Pasolini. Si potrebbero riaprire molti capitoli. Che sentimenti le suscita siffatto materiale? Mi astengo da reazioni emotive perché non sono sicuro della sua autenticità. Di certo c'è la notizia che il capitolo "Lampi sull'Eni" Pasolini l'aveva scritto veramente. E il fatto che sia sparito, rubato, sottratto rimette in gioco interrogativi sulla fine dello scrittore, da 35 anni poco chiara. Un puzzle, un gioco di scatole a incastro. Un labirinto di sparizioni. Perché "Lampi sull'Eni" prende spunto da un altro libro a sua volta sparito. Non perché rubato ma perché introvabile. È un volume del 1972. Proprio l'anno in cui Pasolini mette mano a Petrolio. Sì. È un'opera firmata da Steimetz e s'intitola "Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente". Non se ne rinviene più una copia, in nessuna biblioteca, in nessuna questura. Eppure Pasolini lo cita nelle appendici di Petrolio. Un giallo nel giallo.

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