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Pollini torna all'amato Chopin

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PaolaPariset Quando si dice figlio d'arte. Maurizio Pollini – che eseguirà stasera (20,30) al Parco della Musica un programma dedicato a Chopin (il ‘suo Chopin', ma egli non ama dirlo), nel bicentenario della nascita - ha visto la luce infatti a Milano nel 1942 dall'architetto razionalista Gino Pollini e da Renata Melotti, sorella dello scultore astrattista Fausto Melotti. I Melotti, poi, erano cugini di Carlo Belli, pittore, archeologo, musicista, per anni firma de Il Tempo, il quale contribuì a creare quell'atmosfera culturale, aperta alle Avanguardie e alla libertà di pensiero, da cui nacque Pollini artista. Quando egli si impose al mondo col Premio Chopin di Varsavia nel 1960, a 18 anni, fu fotografato ridente con un gatto bianco in braccio, lui destinato a divenire pianista massimo ma antidivo. Di Chopin, che ama e che stasera torna alle sue mani, da subito non volle divenire interprete unico, affinando la sua irraggiungibile tecnica sui grandi dell'Otto e Novecento. Il Novecento: fu suo cavallo di battaglia, musicale ed ideologico, e se – come a S. Cecilia nel 2008, quando per ‘Pollini-Prospettive' concesse alla stampa un raro incontro – gli si chiedeva perché la musica del secolo XX non ‘incontra', rispondeva che non era per l'indifferenza dei giovani, ma perché che essa viene poco eseguita. Invece la musica è per tutti: ed ecco i concerti per studenti alla Scala di Milano sotto il sovrintendente Paolo Grassi, ecco i concerti nelle fabbriche emiliane, con Luigi Nono e con Abbado. Pollini rosso. Ma Pollini studiava, elaborava il suo pianismo dalla sonorità penetrante, in un crescendo di rifrangenze che esaltava le partiture, mai l'interprete. Giunse così al Progetto-Pollini, poi portato ovunque, in Usa come a Roma. Il pianista avvicinava più composizioni, antiche e dell'oggi, stimolando al confronto soprattutto i giovani. L'intento era sempre democratico, didattico. Alla fine ci ha pensato Fabio Fazio, riunendo nella sua rubrica Tv, in una sorta di ‘prima' della «Carmen» alla Scala nel dicembre scorso, il direttore d'orchestra Daniel Barenboim, Claudio Abbado e Maurizio Pollini, a parlar di musica alla grande ed a suonare, come nel ‘Concerto dei tre tenori' Domingo, Carreras e Pavarotti, nel 1990 alle Terme di Caracalla. Se qualche scettico chiedeva al pianista se non fosse un approdo solo formalistico isolare stilemi di compositori lontani, rispondeva che tra Chopin e Luigi Nono, correvano tali affinità, che l'orecchio doveva coglierle. Oggi nei 24 Preludi, nella Ballata in sol minore, nei due Notturni, negli otto Studi dell'op.25, Chopin torna da solo, come nel 1960 quando Pollini adolescente suonò, annichilendo la giuria, tutti e 24 i difficilissimi Studi di Chopin.

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