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Mese fortunato, febbraio, pur nella sua brevità.

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Dopoil più recente Premio Chopin di Varsavia, Blechacz, e dopo il polacco Zimerman, sempre impegnati su partiture chopinane visto il bicentenario del grande romantico polacco, da sabato prossimo al Parco della musica è atteso un pianista singolare come Stefano Bollani, che sotto la direzione di Conlon (Sala S. Cecilia) evocherà il rinomato Concerto in fa di George Gerswhin. Ma la settimana si era anche inaugurata felicemente con le note spumeggianti di Bernstein, di cui ricorre il ventennale della scomparsa. Era il direttore di colore Wayne Marshall, un autentico specialista del genere sinfonico classico-leggero, a offrire un variegato ventaglio del musical per eccellenza, quel West Side Story (1957) che rilegge in chiave nuova-yorkese la tragedia degli amanti veronesi. Tra le forze autoctone alla ribalta una sprizzante Marta Vulpi come Maria. Ma Marshall ha mostrato anche volti meno popolari del grande Lenny con i tre Chichester Psalms, il jazzato Prelude, Fugue and Riff e una spruzzatina del graffiante Candide quasi ad aprire gli occhi a chi ancora si illuda di vivere nel migliore dei mondo possibili. Intanto domani avrà inizio la tournée che porterà l'Orchestra Sinfonica di Roma, fortemente voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Emmanuele Emanuele, nelle città della musica per eccellenza: Salisburgo e Vienna.

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