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L'Italia a luci rosse conquista il Festival del cinema di Berlino

Pierfrancesco Favino

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Gli italiani raccontano sesso e tradimenti alla 60esima edizione della Berlinale e il direttore Dieter Kosslik strizza l'occhio ai film dei nostri registi. Dopo i gay pugliesi delle "Mine vaganti" di Ferzan Ozpetek, stavolta tocca a Silvio Soldini tenere alta la bandiera tricolore con un film osée e ricco di scene di sesso esplicito dal titolo "Cosa voglio di più", che rievoca la celebre canzone di Lucio Battisti, considerando che la protagonista (Alba Rohrwacher) si chiama proprio Anna. Rohrwacher, la bruttina castigata da Avati diventa una donna senza veli e senza pudori. Nel film (dal 30 aprile distribuito al cinema in 400 sale da Warner) la parte del latin lover spetta a Pierfrancesco Favino, nei panni di Domenico, un calabrese sbarcato a Milano dall'età di 16 anni. La sua vita scorre tranquilla tra moglie e figli in una dignitosa periferia, finché non incontra la conturbante Anna, anche lei sposata, e scoppia il sesso imprevedibile e incontrollabile. Un'autentica rivoluzione nella loro vita, in un'Italia in crisi, dove persino consumare una passione diventa un lusso. Eh, sì, perché quando la coppia clandestina decide di andare nei motel si rende conto che per poche ore dovrà spendere almeno 50 euro, più la benzina e il drink. "L'idea di fare questo film mi è venuta in mente dopo il racconto di vita vissuta di una mia amica impiegata - ha spiegato Soldini - La sua vicenda mi ha trasmesso una forte sensazione di mancanze: di tempo, di luoghi dove incontrarsi e di soldi. E poi volevo finalmente raccontare la sessualità in maniera diretta, esplicita, cruda e giocosa, ma senza sguardi voyeuristici. Nel film il sesso è in primo piano. Le scene più hard le abbiamo provate più volte con gli attori ed eravamo in pochissimi nella stanza per affievolire l'inevitabile imbarazzo". Favino confessa di avere provato durante le riprese "l'angoscia del sesso. E dopo vari incontri abbiamo fatto in modo che crescesse con Alba l'intimità. I due personaggi si lasciano consumare dalla passione, ma l'idea centrale del film è anche quella del contesto economico in cui pensano di non meritare questa, un sentimento che per loro appartiene solo al mondo dei vip e sulle copertine sui giornali". Prima di andare via, Favino non risparmia, in uno sfogo, di nominare il premier (quasi non si possa ormai più fare a meno di parlare di lui in casa come all'estero): "Gli attori della mia generazione non hanno padri ma nonni che si travestono da padri. In questa gerontocrazia, partendo dal presidente del Consiglio fino a tanti manager italiani, autentici squali, non si consente ai quarantenni di fare la giusta carriera". Per Alba Rohrwacher, invece, nessuna difficoltà a ritrovarsi nuda: "Ho dovuto però ingrassare di 8 chili pere avere un aspetto più sensuale. Ma alla fine mi sono affidata totalmente al regista, la fiducia in Soldini mi ha fatto superare tutto. Ero in imbarazzo quando tornavo a casa e dovevo giustificarmi con mio marito, Giuseppe Battiston". La giornata dei successi italiani è proseguita ieri con il 31enne attore tarantino Michele Riondino, scelto dalla European Film Promotion tra le 10 Shooting Star, i più promettenti attori del Vecchio Continente. Riondino, che dopo "Dieci inverni" sarà protagonista in "Noi credevamo" di Martone e "Henry" di Piva è a Berlino per la prima volta "orgoglioso di rappresentare l'Italia all'estero".

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