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De Rosa, lo storico cattolico amato dai laici

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.Perché il novantaduenne studioso, nato a Castellammare di Stabia ma trapiantato a Roma, aveva l'equilibrio politico nel suo dna. E dunque con tutti dialogava, specie con i laici. Dice a «Il Tempo» il filosofo cattolico Dario Antiseri, che bene conosceva De Rosa: «L'ampiezza di vedute era la sua principale caratteristica. Ha diretto l'Istituto Sturzo, centro culturale di Roma rilevante in tutta Italia, aprendo sempre alla discussione, senza dogmatismo. Ha spaziato con rigore nella sua opera di storico. Ed è stato uno dei pochi intellettuali cattolici che ha rilanciato l'eredità di don Sturzo, il fondatore del Partito Popolare che da troppi anni la cultura cattolica, malata di statalismo e di interventismo, tendeva a dimenticare». Gli fa eco Rocco Buttiglione. «De Rosa ha saputo rivendicare l'originalità del movimento cattolico dei lavoratori contro i tentativi di lettura riduttiva. Ed ha esaltato la continuità della tradizione laicamente cristiana del cattolicesimo politico italiano». L'«attitudine al dialogo sereno con ogni posizione politico-culturale», come ha ricordato il presidente della Repubblica Napolitano, sta del resto nelle radici dell'esperienza di De Rosa: durante la Resistenza si era iscritto al Pcim e aveva lavorato all'Unità. Gli anni precedenti erano stati quelli della guerra in Africa, della battaglia di El Alamein. Di ritorno da quella esperienza forte e disperante, De Rosa confessò di aver ritrovato fiducia nella «nostra civiltà» leggendo il saggio di Croce «Perché non possiamo non dirci cristiani». Una sorta di viatico del suo impegno intellettuale e civile. Docente di storia contemporanea divenne nel 1958. Insegnò a Padova, Salerno e Roma, condividendo impostazione di ricerca con De Felice, Scoppola, Del Noce. Ma l'incontro della vita era stato con Luigi Sturzo che, dal 1954, gli fu aiuto prezioso per redigere il libro sulla storia del movimento cattolico. L'opera segna uno spartiacque fra la concezione di una storia ancora prevalentemente politica del cattolicesimo italiano e l'incontro con una «storia minore», attenta alla religiosità quotidiana. A Sturzo e a De Gasperi, i nomi fondamentali per i cattolici italiani del dopoguerra e dell'Italia del boom, ha dedicato pagine importanti con la biografia del primo e i saggi sul secondo. Poi il balzo in politica e due mandati in Parlamento: nel 1987 e nel 1992, con la Dc e il Ppi. La presidenza dell'Istituto Sturzo lo ha impegnato fino a pochi anni fa. E tra le sue battaglie, il riconoscimento tra i crimini di Stalin della carestia che nel 1932-33 affamò l'Ucraina con milioni di vittime. Un genocidio che faceva risalire alle teorie genetiche di Lysenko. Qui De Rosa puntò il dito, per una volta intransigente.

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