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Zalone "Io, cafonal estremo per dire ciò che voglio"

Il comico di Zelig Checco Zalone

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Una presentazione capitolina in grande stile, all'Embassy, per Checco Zalone, il comico di «Zelig» che fa il salto sul grande schermo e passa dalla tv al cinema con «Cado dalle nubi» diretto da Gennaro Nunziante. La chiave del film, da venerdì distribuito in 430 copie da Medusa, per Zalone è una sola, «quella di essere ignorante e cafonamente scorretto perché se sei scorretto puoi dire quello che vuoi». Ed è così che il comico prende in giro i gay con una delle sue tante canzoni di repertorio, anche quando scopre che persino suo cugino (Dino Abbrescia) è un omosessuale e ha un compagno (Fabio Troiano). Zalone, nel film, tocca la cocaina credendo sia gesso, prende in giro i leghisti facendo inconsapevolmente la pipì nella loro sacra ampolla piena di acqua del Po e scambia la statua di Alberto da Giussano per una dei Power Ranger, ridendo persino della sua condizione di cantante fallito che cerca lavoro al nord: «In fondo - ricorda - io sono uno che spopola dove tutto è gratis, come su You-Tube». Ma - assicura - che né Mediaset nè Medusa hanno mai imposto alcuna censura sulle sue gag, nemmeno «quando cantavo a Zelig il brano che avevo dedicato alla D'Addario. Il film è un po' autobiografico, pure io sono andato via dalla Puglia per sbarcare a Milano sperando di diventare jazzista. Voglio però tranquillizzare il mio pubblico: anche qui Checco Zalone è sempre lui, con il suo spirito irriverente e candido e gli strafalcioni in lingua italiana». L'idea di fare esordire Zalone al cinema è stata del figlio del produttore romano Pietro Valsecchi: «Tutto è cominciato quando a Natale scorso mi ha telefonato Valsecchi proponendomi un film da protagonista ed invitandomi a raggiungerlo a Cortina a Capodanno. Mi sono ritrovato a 2000 metri in jeans e correvo il rischio di morire assiderato, non pensavo facesse tutto quel freddo lassù! E dopo aver cenato con Valsecchi non sono più uscito dall'albergo se non per ritornarmene a casa. Mi sentivo come Totò e Peppino. Per fortuna gli incontri successivi con Valsecchi li abbiamo fatti tutti a Roma». Nel cast, anche Giulia Michelini, Raul Cremona, Francesca Chillemi e Ivano Marescotti, in un'Italia non retorica ma autentica e divertente, nella quale si dà grande spazio alle realtà parrocchiali. «Mi sembra giusto raccontare la rappresentazione di un luogo vitale come la parrocchia, composta di nuclei (ben novemila) nei quali crescono e si formano tantissimi ragazzi di provincia. E c'è una scena nella quale esorto persino un sacerdote a mettersi il collarino: il Papa mi ringrazierà per questo». Da Zalone, che vede in Carlo Verdone il numero uno della comicità, anche una battuta sul calcio e sul suo idolo Antonio Cassano, per cui ha fatto l'ennesimo appello al commissario della Nazionale, Marcello Lippi: «È un calciatore che va recuperato perché incarna la dimensione romantica del calcio che si sta perdendo». Sui progetti futuri, Zalone non sa ancora se tornerà a «Zelig», «questa sarebbe la quinta edizione», ricorda. Mentre nella capitale, dopo il successo dello scorso aprile al teatro Brancaccio, tutti aspettano di nuovo il suo «Show & bend laiv tur», uno degli avvenimenti di teatro e musica più riusciti degli ultimi anni. Ma per ora Zalone pensa al cinema e prende le distanze dal piccolo schermo: «Il live mi emoziona troppo mentre il film ha tempi più tranquilli e diradati. Di recente, ho fatto un paio di incursioni nei talent show più popolari, visto che nel film il successo del mio personaggio arriva proprio dalla vittoria di un reality. Sono stato sia a "X Factor" sia ad "Amici" e ho notato che nel programma con Morgan si prendono troppo sul serio. Mentre la grande Maria De Filippi ha l'atteggiamento più giusto. In tv, come nel mio film, occorre essere meravigliosamente mediocri». E a questo proposito, il regista Nunziante aggiunge una battuta colta, citando Mario Luzi, quando scriveva che «L'eternità non è poi così durevole. Tutto è in mano al consumismo e oggi persino le emozioni, una volta considerate eterne, hanno un loro tempo e una loro scadenza».  

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