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Michael Jackson, ora la sua morte è un thriller

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Qualcosa non quadra. A vederlo provare lo show con tanta concentrazione e in buona forma fisica, tutto si penserebbe, tranne che di lì a poco, da quella stessa sala dello Staples Center di Los Angeles, avremmo assistito in mondovisione al funerale di Michael. A cinquant'anni suonati, ecco che Jacko canta con quel talento che distingue l'artista dall'artigiano pop: la volenterosa Madonna, per dire, quella voce baciata dal Padreterno, può solo sognarsela. E poi eccolo lì a gestire il "moonwalk" al centro di una squadra di ballerini prodigiosi, ma di cui lui è il faro indiscusso. Controlla ogni particolare del sontuoso spettacolo, con fermezza ma anche con carismatica gentilezza. Dice ai suoi collaboratori: «Metteteci amore, Dio vi benedica», e spiega con pazienza al direttore musicale come cogliere l'infinitesima porzione di ritmo e la giusta tonalità per attaccare un pezzo, roba che nessuno può sentire, se non l'orecchio assoluto del genio. È magro, certo, in alcuni momenti appare stanco, ma chiunque, al posto suo, sarebbe già schiattato sul palco, nella preparazione massacrante di quello che, dal maxischermo del cinema, si rivela il più colossale concerto "mancato" della storia pop. Nulla lascia presagire la morte di Michael, nelle due ore di "This is it". Nulla. Non è l'uomo incapace di reggersi in piedi che le cronache post-mortem avevano descritto, quello fotografato in sedia a rotelle, e con lo stomaco pieno solo di pillole. È un cantante maledettamente in salute, date le premesse: e allora il film che racconta la preparazione del suo ritorno sulle scene diventa molto più di una prova generale a porte chiuse, splendidamente eseguita e magnificamente condotta in porto dalla troupe diretta dal regista Kenny Ortega: in filigrana, è davvero un "Thriller". Tre giorni fa, uno dei suoi intimi amici, il co-produttore dell'album "Dangerous" Teddy Riley ha tirato una mina nella scena del giallo: «A qualcuno non piaceva qualcosa che Michael aveva detto o stava facendo, o non voleva che tornasse al top. Così dovevano liberarsi di lui. Io e la sua famiglia crediamo di sapere chi sia l'assassino, e confidiamo che sarà arrestato presto. La verità verrà presto fuori». Non è chiaro se Riley si riferisse al dottor Conrad Murray, che nella maledetta notte del 25 giugno scorso somministrò alla star quell'overdose di profopol, il sonniferò che stroncò un cuore che l'autopsia dimostrò essere "sano e forte" e un organismo in cui non fu trovata tracce di droghe o alcool. Il coroner di Los Angeles ha classificato il decesso come "omicidio": la pensano diversamente quei fan che si sono mobilitati per boicottare "This is it" (il titolo si riferisce anche al "nuovo" doppio cd infarcito di successi, con una poesia e un trascurabile "inedito" scritto in realtà nell'83 da Paul Anka), sostenendo che la pellicola è parte della "copertura" della realtà su un uomo che - sostengono - soffriva di paralizzanti dolori alla schiena. Come sia, è possibile che dalle cento ore di riprese girate in vista dei 50 concerti alla 02 Arena di Londra, siano state montate solo quelle che mostrano un Jackson all'altezza della sua fama. Il film (premiere in contemporanea in 99 paesi, 600 copie per i cinema italiani, due settimane di programmazione), di suo, è appassionante: per la qualità delle esecuzioni, per le mirabolanti trovate sceniche (un bulldozer e uno scarabeo gigante spuntano sul palco dopo essere apparsi sullo schermo), per il video di "Smooth Criminal" dove Michael compare in bianco e nero in una minitrama noir con Rita Hayworth, Humphrey Bogart e Edward J. Robinson; per la trepidazione del corpo di ballo prima e dopo una dura selezione alla "Chorus line". Il regista Ortega indugia, nel montaggio, sulla fragile umanità di Michael: lo vediamo salire su una gru semovente, per la prima volta dopo quelle drammatiche riprese dello spot Pepsi che generarono i suoi guai fisici; lo scopriamo sorridere segretamente prima di una dissolvenza di luci; lo sentiamo dire «non posso cantare più forte, devo risparmiare la voce» dopo un duetto stellare con la corista in "I just can't stop loving you", lo ascoltiamo mentre ci ammonisce che «abbiamo solo quattro anni per salvare la terra». E lo ritroviamo in mezzo agli zombie per una fantastica versione in 3d di "Thriller". Lui, ignaro di essere già il fantasma del palcoscenico.

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