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Festival di Roma, Castellitto: stop ai film "autolesionisti"

Sergio Castellitto con la moglie Margareth Mazzantini

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{{IMG_SX}}Persino Sergio Castellitto, che ha festeggiato lo scorso Primo Maggio sul palco di piazza San Giovanni, si è stufato degli intellettualoidi di sinistra. Non è il primo e non è il solo. Un'altra bordata ai soliti noti che da decenni calamitano finanziamenti, anche pubblici, è venuta ieri dal Trio Medusa. Un malumore che non a caso prende corpo a ridosso delle primarie del Pd. Il Trio, nel cartoon «Astroboy», dà le voci a tre robottoni obsoleti dalle forme di elettrodomestici, che sognano una rivoluzione delle macchine in stile sovietico. «I nostri tre robot ribelli che vogliono fare la rivoluzione - ha detto Corsi del Trio - sembrano i tre candidati alle primarie del Partito Democratico: vorrebbero fare la rivoluzione ma alla fine decidono di opporsi al nemico facendogli il solletico con una piuma. Non sembra proprio il programma del Pd?». Una battuta che arriva alla vigilia delle primarie del Pd, con la lotta tra Franceschini e Bersani inseguiti da Marino che fa l'ago della bilancia tra i due. Sergio Castellitto, protagonista del film «Alza la testa», dà invece uno «schiaffo al cinema autoriale e autoreferenziale, a quello intellettual-doloroso che abbiamo spesso in Italia. Quel cinema che cerca lo specchio più che la finestra aperta sul mondo». È quel mediocre cinema di sinistra degli anni '70 che scimmiottava la Nouvelle Vague e che tanto male ha fatto alla qualità e all'industria cinematografica del nostro Paese. «Occorre dire basta a quel cinema sociologico che ha rovinato la quota emotiva dei film italiani. E certo, tutto è nato a causa della mediocrità dei registi di sinistra negli anni '70, che, per fortuna, non hanno però impedito che nascessero autori di prestigio come Ettore Scola, Elio Petri e Marco Bellocchio». Gli attori italiani, protagonisti ieri al festival di Roma, non ce la fanno più del programma pdessino privo di contenuti e spessore. E allora, ecco che l'esasperazione li trascina a fare battute contro il Pd, anche nel giorno in cui presentano i loro film. Nel cartoon «Astroboy», oltre al Trio Medusa e Carolina Crescentini, presta la sua voce anche Silvio Muccino. I tre comici hanno iniziato la loro carriera costruendo un'emittente radiofonica e andando in onda a tarda notte, sulle frequenze di Radio Maria, che coprivano con scherzi, lazzi e sigle dei cartoni animati. Hanno fatto arrabbiare per le loro gag irriverenti molti politici e personaggi, tra cui Vittorio Sgarbi, che li definì «Culattoni e raccomandati». Oltre a lavorare per le «Iene», sono poi entrati nel programma «Parla con me» di Serena Dandini su Raitre. E nonostante i loro trascorsi non possono fare a meno di criticare la sinistra. «Atroboy» per vari aspetti ricorda l'attualità. Fra questi, per Muccino «il delinearsi di una realtà in cui due mondi non si devono assolutamente toccare. Nel cartoon c'è infatti Metrocity, un città ideale che non deve essere contaminata dalla Terra, considerata spazzatura. Non puoi non pensare al nostro Paese: sarebbe il sogno di Bossi avere un'Italia isolata per non rischiare di essere sporcata dal diverso». Anche Sergio Castellitto, protagonista del secondo film in concorso al Festival di Roma, «Alza la testa» di Alessandro Angelini, non le manda a dire: «Credo che un film come questo, semplice e popolare, sia uno schiaffo al cinema autoriale, autoreferenziale, intellettual-doloroso che abbiamo spesso in Italia - ha dichiarato ieri l'attore -. Il mio personaggio è un operaio, un proletario dei quartieri diseredati della metropoli, con un disagio psichico che il cinema di solito non attribuisce alle classi sociali più basse. È un ometto che fa tanti gesti scorretti, e per questo simpatici». Vive in un rispettabilissimo - secondo il suo punto di vista - razzismo pur lavorando con romeni o albanesi. È un film con il realismo dei Dardenne o di Loach, c'è corpo prima ancora che intelletto». Tra problemi d'immigrazione, trans ed elaborazione del lutto per la perdita del figlio.

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