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Mike e gli spot, l'immortale resta in tv

Mike Bongiorno

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Signore e signori, gentili ascoltatrici, signore Longari sparse per il Paese, fan ancora listati a lutto, consoliamoci. Dal 20 settembre Mike Bongiorno torna in mezzo a noi con due spot televisivi. È una prima volta anche per la nostra televisione che ci ha ormai abituato a tutto e tutti, quest'idea di riproporre il più grande conduttore della storia, una volta in compagnia di Fiorello, suo amico inseparabile anche in questa fiction, e una volta col figlio Leonardo, che Mike teneva tanto a lanciare nell'arena televisiva. La famiglia ha dato l'autorizzazione, e dunque ci risparmiamo qualche tirata moralista: lo voleva Mike, sia fatta la sua volontà. È strano lo stesso, però, immaginare che il viso sorridente e spontaneo di umorismo di Bongiorno sia il viso di una star che ha appena raggiunto il Creatore. Finora, dal Creatore ci sono stati mandati per finta, e sempre per spot, i fantasmi ballerini di Paolo Bonolis e Luca Laurenti, a discutere con San Pietro e santini vari di storie di caffè. La pubblicità questa volta ha passato i confini che separano terreno e ultraterreno, restituendo vita e consistenza, seppur solo sullo schermo, al Mike nazionale colto in pose che hanno abituato a farne oggetto di venerazione anche chi non sopporta la televisione commerciale. È uno stratagemma pubblicitario sublime, certamente. È, però, anche un modo per tenere Bongiorno in vita proprio nel contesto in cui tutti siamo abituati a collocare la sua esistenza e conservare il suo ricordo: in televisione, dentro gli schermi, nel luogo rarefatto dove la carne e le ossa fanno spazio alla loro riproduzione virtuale. Se la tecnologia oggi è capace di ributtare in scena dei cari estinti del nostro pantheon, e non ci stupiamo più se riprendono forma e movimento attori del lontanissimo passato che ci parlano e ci raccontano e ci trasmettono un'assurda vitalità, non abbiamo i titoli per scandalizzarci. In fondo, Mike Bongiorno milioni di italiani l'hanno sempre e solo visto in tivvù, e mai dal vivo, l'hanno guardato per decenni senza toccarlo, e allora cosa cambia se l'originale (nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, avrebbe aggiunto Walter Benjamin) scompare e restano le sue tracce digitali in forma di spot pubblicitario? È una novità, nessuno ancora l'ha visto, le leggi dell'audience vengono rispettate alla perfezione perché, siamo certi di questo, gli spot saranno visti e rivisti, commentati, glossati e già prima di andare in onda fanno parte della comunicazione pubblicitaria. Gli indici di ascolto erano il pane di cui si nutriva Mike Bongiorno, e certamente banchetterà alla grande, anche questa volta. Bongiorno era un gigantesco uomo-immagine: l'uomo s'è dissolto, l'immagine resta. E hai voglia a fargli bere tazzine di caffè, ma anche stavolta Pippo Baudo perderà la sfida degli ascolti.

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