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Il ministro Brunetta: "Il mio sogno? Un cinema senza fondi pubblici"

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È stato querelato da Michele Placido, ma ha anche incassato la solidarietà di Sandro Bondi: ieri il ministro anti-fannulloni Renato Brunetta è tornato all'attacco sul tema dei finanziamenti allo spettacolo. Per lui i soldi pubblici vanno dati agli anziani non autosufficienti, agli asili e, tutt'al più, ai musei, ma non ai film. «Mescolare spettacoli e cultura è un imbroglio - ha detto - e gli italiani sono con me». Il ministro ieri ha parlato dai microfoni della radio Rtl 102.5, durante la sua rubrica «Il Brunetta della domenica».  «Lo Stato ha il dovere di finanziare la cultura - ha detto Brunetta - e cultura significa scuola, formazione, musei, accademie, conservatori, biblioteche. Altra cosa è lo spettacolo che serve agli uomini per divertirsi, a volte anche per riflettere, ma è qualcosa di diverso dalla cultura». «Magari poi - ha aggiunto - lo spettacolo col tempo può diventare cultura. Però accostare lo spettacolo alla cultura è un grande imbroglio». E di seguito ha attaccato la Mostra di Venezia: «Lì ho visto spiegare come va il mondo da quelli stessi che non avevano capito niente, basta pensare al crollo del Muro. Io non voglio sostituire un'egemonia con un'altra - ha precisato - però penso che lo spettacolo è la Tosca di Dalla che ho visto a Verona, popolare, competitiva che si guadagna il pane tutti i giorni con nomi sconosciuti. Lo spettacolo deve essere meritocratico. Io dico: non diamo un euro ai film, si arrangino. E anche i giornali devono andare sulle loro gambe. Vuoi inneggiare a Chavez? Ma non con soldi italiani». Brunetta ha fatto poi un po' di conti: «Non abbiamo soldi per asili nido e anziani non autosufficienti e poi buttiamo 4-500 milioni di euro per finanziare gruppi di potere col Fus? Io mi sento male. Ho il difetto di essere diretto, ma gli italiani stanno con me». E non risparmia critiche anche al padre del Neorealismo. Registi come Rossellini, ricorda Brunetta, «alzavano il braccetto poi hanno chiuso il pugno. Un film è come un'azienda: ti presto i soldi, magari a tasso agevolato, se va bene ok, se no ti attacchi e me li ridai lo stesso. Ma perché - ha concluso - finanziamo il cinema? Forse che finanziamo i piano bar o le discoteche? Su questo andrò fino in fondo». Nella polemica è intervenuto anche Francesco Giro, sottosegretario ai Beni e alle Attività culturali che ha detto: «È necessario abbassare i toni, è una polemica anacronistica e superata dai fatti. In quest'ultimo anno - ha spiegato - di fronte alla riduzione dei finanziamenti del Fus, grazie all'impegno del ministro Bondi, sono state approvate per il cinema una serie di misure di fiscalità di vantaggio, come il credito d'imposta e la defiscalizzazione degli utili. Guardiamo avanti - ha concluso Giro - non perdiamo tempo a litigare su una vicenda che il governo sta dimostrando già nei fatti di voler superare e risolvere». E sull'argomento arriva anche l'invocazione di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Popolo della Libertà, che ai giovani chiede: «Scrivete dei film di destra. Il presidente di Medusa Film, Carlo Rossella - ricorda Gasparri - ha detto: "Chi ha una sceneggiatura di destra me la mandi". E allora lo dobbiamo prendere in parola».

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