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"La vera sinistra? Siamo io e Boffo"

Michele Placido al Festival del Cinema di Venezia

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Si spacca in due la critica e la stampa alla Mostra di Venezia per «Il grande sogno» di Michele Placido, terzo film in concorso sul Lido, con Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca e Luca Argentero (assente perché sta girando a Roma "Mangia, prega, ama" con Julia Roberts). Placido, mettendo in scena il suo film biografico sul '68 (da domani in 450 copie distribuito da Medusa), racconta di quando nel 1966 si arruolò nella polizia e dalla Puglia venne a Roma, con il segreto intento di fare però l'attore. Il regista ha più volte sottolineato che la sua non è tanto un'opera ideologica, quanto autobiografica, vista da chi «all'epoca manganellava gli studenti come poliziotto che poi è passato dall'altra parte della barricata, una volta entrato nella Scuola d'Arte Drammatica». Il regista, dopo aver dichiarato di non essere d'accordo con la famosa lettera di Pasolini (perché «in fondo, a me, proletario del sud, i borghesi hanno insegnato un percorso che poi mi ha fatto diventare uomo e attore»), ha perso le staffe con una giornalista straniera che gli chiedeva come mai proprio lui, regista di sinistra, avesse accettato di lavorare per Medusa, società del gruppo Mediaset. «Berlusconi non so chi sia e neanche lo voto, voto da tutt'altra parte. Ma voi mi dovete dire con chi devo fare i miei film: li ho fatti con la Rai ("Ovunque sei") e mi avete contestato, ora con Medusa e protestate», ha detto infuriato Placido. E poi, ritenendo che la cronista fosse americana (ed invece era spagnola), ha aggiunto: «Voi invadete gli altri Paesi, mandate la gente a morire e poi ci fate i film sopra per far vedere quanto siete buoni - riferendosi a "The men who stare at goats" con il soldato pacifista interpretato da Clooney -.   Ma andatevene a quel paese». Le sorprese di Placido, ieri nel salone del Casinò del Lido, sono continuate fino alla fine: come un fiume in piena, ha anche annunciato la sua disponibilità a proiezioni e dibattiti politici: «Sono felice che il film faccia discutere ancora prima di uscire. Farò proiezioni da Micromega, alla Fondazione Farefuturo di Gianfranco Fini e persino nella destra dei circoli Ezra Pound, perché mi è stato chiesto e sarò felice di parteciparvi». Ma il suo autentico colpo di scena è stato quando, alla domanda su chi potrebbe essere oggi il simbolo del '68, Placido ha risposto: «Boffo,l'ex direttore dell'"Avvenire". Ho pensato di fare un monologo sul suo caso e mi piacerebbe se lui collaborasse. Io sono uno che ancora si emoziona e ho seguito il suo caso: c'è stata una grande ingiustizia nei suoi confronti e poi mi piace perchè si è dimesso in un Paese, come l'Italia, in cui non lo fa più nessuno». A vedere il film ieri c'era anche l'assessore comunale alle Politiche Culturali Umberto Croppi. Nei giorni scorsi a Roma, nella notte tra giovedì e venerdì scorso, alcune locandine del film erano state imbrattate con la scritta «No '68» a firma del «Popolo di Roma». Subito dopo l'accaduto l'assessore Croppi aveva telefonato al regista per esprimere la sua solidarietà e per promettergli che avrebbe fatto il possibile per essere presente alla proiezione, in segno della sua amicizia e stima. Anche il sindaco Gianni Alemanno aveva condannato l'episodio. Da Placido, infine, l'esortazione al risveglio delle coscienze politiche: «Sono corteggiato dalla sinistra, ma mi piacerebbe che nascesse un partito democratico di sinistra con Casini e coi cattolici per creare un'opposizione seria al governo attuale: devo ammettere che i giovani di destra oggi sono molto più attivi di quelli di sinistra». In concorso con Placido c'era ieri anche il grande George A. Romero con «Survival of the dead», horror che suscita, più che paura, molto divertimento e dove persino le scene cruente lasciano il posto alla commedia nello splatter.

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