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La libertà e la schiavitù della "bisbetica domata"

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Ruota intorno a un interrogativo destinato a rimanere aperto come «Chi doma chi?» l'allestimento shakespeariano de «La bisbetica domata» che segna il debutto del regista Marco Carniti al Silvano Toti Globe Theatre, da stasera al 20 settembre. Una domanda antica: l'amore libera o rende schiavi? La bisbetica Caterina è stata plagiata o ha trovato la sua vera natura nella totale sottomissione a Petruccio? E alla fine chi è il vero domatore? Il maschio sulla femmina o viceversa? È il percorso dell'inchiesta scenica rintracciata in un'opera formata da due trame incrociate. La principale racconta la vicenda di Caterina, l'insolente figlia maggiore di un signore padovano scelta come sposa da Petruccio, giovane veronese allettato dalla sua ricca dote, che intende domarne il carattere costringendola a privazioni e umiliazioni fino a renderla la più docile e innamorata delle mogli. A questa dinamica fa da cornice un'invenzione squisitamente teatrale: quella del calderaio ubriaco Sly, al quale un nobile signore fa credere di essere un ricco riverito dai suoi servi, per il cui diletto viene realizzata la rappresentazione che il pubblico vede insieme a lui. «Il primo problema stava nell'utilizzare il prologo oppure no - ha spiegato il regista - Per me è fondamentale la sua presenza perché è una favola codificata con personaggi maschere che devono far ridere. Shakespeare non fa ridere nel prologo in cui il ricco si burla del povero Sly e manipola la sua mente come poi Petruccio farà con Caterina. Ognuno sembra essere quello che non è. C'è uno spazio di trasformazione e ho pensato a una palestra surreale alla Giacometti. L'architetto svizzero Nicholas Hunerwadel ha creato una gabbia di corde teatrali che evoca la costruzione del carattere della protagonista». Il lavoro rispecchia lo stato di lotta dei personaggi, come gli evocativi costumi in bianco «camouflage militare» e lo spazio scenico mutato in una metaforica arena di addestramento in cui gli attori giocano partite differenti e si allenano per combattere guerre di vita quotidiana, in un'atmosfera sonora che parte dall'elettronica per fondersi in canti classici e in melodie di sapore elisabettiano. La morale? Nel teatro i rapporti sono come nella vita: frutto di abili manipolazioni in un labirinto di illusioni in cui è facile rimanere ingabbiati.

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