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Quando il male oscuro colpisce le donne famose

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Volti bellissimi, occhi inquieti, sguardi dolci ma persi nella deriva della mente e del cuore, nell'insopportabile fatica di vivere. Donne angosciate alle quali neanche il successo e la fama hanno alleggerito quel senso di estraneità verso un mondo normale, né quella sensazione di essere poco accettate da uno pseudo mondo fatto di set cinematografici e copertine patinate. È il fil rouge che lega ventitrè donne bellissime e famosissime ritratte da Marco Innocenti nel libro "La malattia chiamata donna. Erano belle, famose e depresse" (Mursia pp. 226). Poetesse, attrici, fotografe, donne di spettacolo, donne di mondo, afflitte dal male che attanaglia l'anima con un bisogno ossessivo di una spalla su cui piangere e che, nei casi più gravi, con una manciata di pillole o con la testa infilata in un forno, può portare alla morte. In Italia sono malate di depressione almeno 15 milioni di persone per la maggior parte di sesso femminile. Difficile dire perché il male oscuro, che l'Oms ritiene diventerà la seconda causa d'invalidità nel mondo nell'arco di una decina d'anni, colpisca soprattutto le donne che, ricche, disgraziate, famose o povere alla fame, madri di famiglia o operaie in fabbrica una mattina cominciano a sentirsi troppo stanche per alzarsi dal letto e affrontare la giornata. Poi arrivano l'insicurezza, il nervosismo, il pianto inspiegabile, la solitudine da riempire con psicofarmaci o con l'alcol. Nel libro di Innocenti, giornalista scrittore con un interesse particolare per l'universo femminile, la storia dannata di "grandi depresse" eroine e modelli per il mondo, ed invece donne fragili assediate dall'ansia di vivere e che hanno pagato a caro prezzo il loro successo. Nella carrellata c'è l'indimenticabile Marilyn Monroe, alla perenne ricerca dell'affetto paterno, uccisa da un bisogno d'amore sconfinato e mai appagato, c'è Vivien Leigh, l'intramontabile Rossella, schizofrenica, incapace di dire "domani è un altro giorno", ormai ridotta a una larva dagli elettroshock per curarle "una psicosi... caratterizzata da un aumento della libido accompagnato da un'incontrollata attività sessuale". C'è la famosa scrittrice inglese Virginia Woolf, fragile e inquieta che affoga il suo talento, con due sassi in tasca, nelle acque di un fiume del Sussex. Ci sono Camille Claudel, grande scultrice, vittima della passione succube per il suo pigmalione Rodin, che la lascerà morire in un ospedale psichiatrico; Billie Holiday, segnata dalla violenza e dal razzismo, alla quale non basterà il blues per salvarsi da droga, alcol e sventure; Diane Arbus, che con le sue foto ha voluto dar voce agli invisibili e agli emarginati, si taglierà le vene, la poetessa Silvia Plath che dopo anni di elettroshock infilerà la testa nel forno mentre i bambini piangevano accanto; l'autrice di "Bonjour Tristesse", Françoise Sagan, scrittrice famosa nel mondo a soli 18 anni che si autodistrugge con cocaina, tranquillanti, morfina e muore povera e incosciente. E poi Zelda Sayre, la bellissima dannazione di Scott Fitzgerald, autore del "Grande Gatsby", che finirà rinchiusa in un ospedale della Carolina del Nord, in preda a un'acuta mania suicida. Non poteva mancare tra le infelici, la malinconica e raffinata Romy Schneider, indimenticabile protagonista della "Principessa Sissi", che ha amato più di quanto è stata amata, non si riprenderà più dalla morte del figlio quattordicenne, ultima di una serie di sventure, e si lascerà morire a poco a poco una notte di maggio in abito da sera, "fragile, nobile, solitaria e fiera" come aveva sempre vissuto. Janis Joplin, la cantante bianca blues, schiava dell'eroina, chiude la galleria di ritratti di Marco Innocenti dove trova posto una sola italiana: la bellissima attrice Silvana Mangano, quella di "Riso amaro". Tutte personalità femminili fuori del comune, geniali o affascinanti, donne ammirate e ricordate per i loro sorrisi in pubblico non certo per le loro lacrime nel privato, con vite più da tragedia che da romanzo. Ventitrè donne nate sotto una buona stella che hanno perso la loro partita con la vita, incapaci di decidere e di scegliere, schiacciate forse dalle aspettative del mondo, belle e dannate, con l'autostima bassa e una vita che è stato un sogno a metà. "Donne meravigliosamente infelici", come scrive Innocenti.

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