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«Io sono Linda» anche quando

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RacheleZinzocchi Violenza sulle donne, violenza sui minori, violenza della morte: questi i temi cardine del libro «Io sono Linda», di Claudio Raccagni (Carta e Penna ed.), presentato nell'Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Roma Tre in un dibattito sull'allarme violenza, voluto da Fondazione Mediolanum e realizzato in collaborazione con il Comune di Roma - Municipio XI e Roma Tre. Emergenza mai rientrata, quella della violenza, fattasi grido sempre più forte proprio in questi giorni, tra il drammatico stupro di Tor Carbone e quello della Bufalotta, o prima lo stupro di Capodanno, quello della Caffarella o de La Storta, per non parlare della tragedia di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto. «Io sono Linda» è una raccolta di poesie che, nella loro genuina semplicità, sottopongono lucidamente al lettore tre diverse forme di violenza, che sono poi una violenza sola: l'aggressività che si fa sopruso e miete vittime tra i più deboli, donne e minori, ma anche chi è strappato alla vita e all'affetto dei propri cari dalla morte, ultima e più tragica delle forme di violenza. Gli scritti di Raccagni trattano questi temi con un «vantaggio competitivo» che solo la poesia può offrire: un linguaggio che non impone giudizi definitivi, un «pensiero laterale» che non dà soluzioni chiuse, ma stimola a cercare altrove nuovi percorsi per conoscere la realtà ed interagire con essa, anche nella sua faccia più atroce. Realizzando così forse davvero qualcosa di buono, per noi e la nostra società. «A volte pensi sia un vergogna viverla fino in fondo, essere guardata, sentirsi tutta sporca, sentirsi usata e sola anche se è successo una volta appena». Questo verso, tratto dalla poesia «Il danno», dice infatti già tutto dell'orrore che la violenza porta nella vita di una donna, come di ogni altra vittima. Perché negli abusi non ci sono differenze e non si fanno sconti a nessuno. E «Linda», protagonista di una trilogia appassionata e tragica - viatico nella ferocia della violenza alle donne - è sì quella «piccola Linda, che dietro a quella porta le hanno aperto le gambe». Ma è anche, più in generale, il simbolo di ogni donna o uomo, giovane o anziano, che sia stato fatto oggetto di soprusi diretti e indiretti, di violenze fisiche o psicologiche. Laddove però questa «vittima», rinata a vita nuova nel canto del poeta, può ora forse smettere di sentirsi «tutta sporca» e ricordarsi di essere comunque, dentro di sé, ancora «linda»: pulita, o pulito, nonostante tutto.

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