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Lee Miller e Tony Vaccaro raccontano la guerra

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Sonoqueste le parole chiave per interpretare i cento scatti di Lee Miller e Tony Vaccaro. Una mostra allestita presso le Scuderie del Quirinale dove rimarrà fino al 30 agosto a cura di Marco Delogu e Umberto Gentiloni. Le immagini dei due artisti sono poste da una parte e dall'altra di ampie stanze: Lee Miller alle pareti di sinistra e Tony Vaccaro a quelle di destra, precedute da descrizioni e introduzioni, con ricostruzioni di percorsi che conducono i due reporter dalla Normandia alla Germania. La prima, Lee Miller, è nata nel 1907 a New York. Agli anni Venti risalgono gli esordi della sua carriera: è in quel periodo, infatti, che posa come modella per alcune agenzie di stampa. A Parigi apre un suo studio e collabora con Man Ray. Svariati i viaggi che la portano da Parigi all'Egitto, poi di nuovo a Londra e negli Stati Uniti, dove diventa corrispondente accreditata dell'esercito Usa. Segue da vicino l'assedio di Parigi, l'incontro tra le truppe sovietiche e americane. Dopo la liberazione della Germania vive a casa di Hitler e di Eva Braun a Monaco. Fotografa le loro residenze; cerca e riesce a vivere come vivevano i padroni di casa. Altrettanto varia la vita di Tony Vaccaro, nato nel 1922 in Pennsylvania. Fino alla fine degli anni Trenta è costretto a rimanere in Molise con i fratelli, per la morte di entrambi i genitori. Al 1939 risale il suo arruolamento nelle fila dei soldati Usa. Dopo un primo book sulle sue avventure, è inviato in Inghilterra e prende parte allo sbarco in Normandia. Nel corso del Conflitto riesce a scattare oltre ottomila fotografie. «La guerra. Molte volte - ha raccontato Tony Vaccaro - quello che conta è capire dove sei e dove vuoi andare, queste sono le prime regole di un buon soldato. Soltanto nell'agosto del 1944 capimmo cosa fosse successo all'interno dei campi di concentramento, non prima. Ho lasciato l'Italia prima ancora di aver finito le scuole, volevo studiare scultura. Poi sono diventato corrispondente di guerra».

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