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«Trasmissioni-spazzatura Modelli sbagliati La tv ha toccato il fondo»

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MaridaCaterini «Da bambino desideravo diventare medico. Adesso che indosso il camice e lavoro in ospedale, anche se soltanto come attore, sono felice di aver realizzato il mio sogno». Lo svela Giorgio Pasotti, protagonista il mercoledì su Canale 5 della fiction «La scelta di Laura», un mix tra «Grey's anathomy» ed «ER» made in Italy. Un ruolo moderno, dopo Davide Copperfield interpretato con grande successo sempre su Raiuno. Ama dunque tanto il medical drama americano da portarlo sullo schermo di casa nostra? «Io sono cresciuto con i serial, ma adesso ho poco tempo e soffrirei se ne perdessi una puntata. Quindi non li seguo più. Ma "La scelta di Laura" ha una marcia in più rispetto alla serialità d'oltre oceano: contiene ironia e leggerezza che rendono il racconto una sorta di commedia all'italiana con incursioni nel privato dei medici». Lei continua a dividersi tra tv e cinema. «Il mio più grande impegno è attualmente per il grande schermo. Tra poco inizierò a girare con Muccino, il sequel de "L'ultimo bacio", "Baciami ancora", a dieci anni di distanza. Allora eravamo tutti giovani vicini ai trent'anni, adesso saremo quarantenni che guardano ai problemi più concreti dell'esistenza. Il film sarà ambientato a Roma con i medesimi attori: Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Sabrina Impacciatore. Manca Martina Stella ma solo perché il suo ruolo si esauriva nella prima parte». Cosa pensa della tv di oggi? «Purtroppo non posso essere politicamente corretto. Credo si stia toccando il fondo. La tv italiana ha modelli sbagliati, trasmissioni che non arricchiscono gli spettatori, al contrario ne abbassano la qualità. Il piccolo schermo non rispetta doveri morali e sociali, sta creando seri danni». Si riferisce anche ai reality? «Certamente. Purtroppo ci sono milioni di spettatori che li seguono, davvero non capisco quale sia l'appeal». Che cosa proporrebbe per arginare il fenomeno? «Credo che le rivoluzioni debbano partire dal basso. Spero che un giorno lo spettatore comprenda la necessità di cambiare canale. Basterebbe una sola edizione di un reality a bassi ascolti, per farlo eliminare dal palinsesto..». Eppure molti giovani hanno seguito il suo David Copperfield. «È un segnale di speranza. In una tv tutta prona ai reality, non era impresa facile. Significa che c'è gente che ancora distingue la qualità». La sua maggiore soddisfazione? «Aver lavorato con mostri sacri del cinema come Mario Monicelli. Mi ha diretto nell'ultimo film finora realizzato La rosa del deserto». Da chi invece le piacerebbe essere diretto? «Desidererei lavorare con Garrone, Moretti, Sorrentino. Abbiamo tanti registi giovani e bravi». Un sogno ancora da realizzare? «Vorrei interpretare il pugile Tiberio Mitri, notissimo negli anni '60. È un personaggio a cui sono molto legato. So che esiste la proposta di una sceneggiatura in Rai. Io sono appassionato di pugilato e di arti marziali che ho praticato per venti anni».

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