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Papa Pio XII nel mirino dei nazisti

Papa Pio XII

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Un Papa nel mirino dei nazisti. Nel novero dei crimini commessi o pianificati da uno dei regimi più feroci del secolo scorso c'è anche questo: Adolf Hitler aveva progettato il rapimento e l'assassinio di Pio XII. Non si tratta precisamente di una novità, perché nel corso dei decenni sulla vicenda si sono susseguite voci anche autorevoli. Per primo ne parlò ufficialmente nel 1972 il generale delle SS Karl Wolf, riferendosi a un suo incontro con Papa Pacelli avvenuto nel '44. Ma è il quotidiano della Cei «Avvenire» a confermare l'esistenza di un vero e proprio piano dettagliato, basandosi sui racconti del figlio di uno dei personaggi chiave del complotto nazista contro il Pontefice, il settantaduenne Niki Freytag von Loringhoven. Fu il temibilissimo Reichssicherheitsamt, il Quartier generale per la sicurezza del Reich, a mettere a punto il disegno criminale. L'intenzione del regime nazista era chiara: punire gli italiani per l'arresto di Mussolini attentando alla vita del re e del Papa. Gli ultimi giorni di luglio del 1943 vennero allora inviati in Italia il capo del controspionaggio tedesco e due colonnelli della sezione sabotaggio. Incontrarono segretamente a Venezia, all'Hotel Danieli, il generale Cesare Ame', responsabile del controspionaggio italiano, per informarlo delle intenzioni del Fuhrer. Il misfatto programmato andò a monte solo perché i tedeschi vennero a sapere che Ame', una volta rientrato a Roma, aveva divulgato la notizia. La vita di Pio XII fu insomma salvata dalla indiscrezione (forse volontaria, forse imprudente) di un alto ufficiale italiano. Al di là della vicenda specifica, è noto a tutti gli storici avveduti che Pio XII temeva fortemente (e con buone ragioni) di essere personalmente esposto alla rabbia nazista. Papa Pacelli fu infatti tra i primi a denunciare il pericolo nazista, e in tempi non sospetti, tra il 1940 e il 1941, guardò con favore al complotto contro Hitler ordito dagli ufficiali della vecchia guardia nazista che intendevano rovesciare il tiranno e concludere la pace con Francia e Inghilterra. Non è provato se Hitler fosse al corrente di questi atti di Pio XII, ma quel che è certo è che il Fuhrer aveva ben presente la posizione assunta dalla Chiesa di Roma nei confronti del Terzo Reich. E nel '43 aveva forse deciso che era arrivato il momento di chiedere il conto anche di questo. Le rivelazioni del cardinale Domenico Tardini, segretario di Stato dal 1958 e importante esponente vaticano sin dal 1935, hanno peraltro definitivamente illustrato lo stato d'animo di Pio XII in rapporto alla minaccia nazista. Secondo Tardini il Papa aveva infatti impartito l'esplicito ordine di occultare con la massima cura o bruciare delicati documenti della Santa Sede, affinché non finissero in mano ai nazisti in caso di incursione. Non solo: il Pontefice aveva studiato precise contromisure nell'eventualità che i nazisti puntassero direttamente alla sua persona. Pio XII aveva pronta una lettera in cui dichiarava le sue dimissioni, dando disposizioni affinché i cardinali eleggessero il suo successore. Un Pontefice che si «dimette», che rinuncia al suo incarico: perfino questa incredibile possibilità era stata prospettata da Pacelli, a riprova del suo timore di rappresaglie naziste. «Se mi rapiscono – affermò il Papa – porteranno via il cardinale Pacelli, ma non il Papa». La storia del tentativo nazista di rapire e uccidere Pio XII contribuisce peraltro a fare giustizia anche di una serie di luoghi comuni - ormai messi in dubbio dagli storici più autorevoli - che hanno concorso a creare l'ennesima «leggenda nera» di un Papa in qualche modo timido nei confronti del Terzo Reich nonché quantomeno evasivo riguardo la difesa degli ebrei. Eugenio Pacelli, infatti, è stato sempre un profondo conoscitore e un amante della cultura tedesca, ma la sua inimicizia con Hitler e la sua avversione al regime nazista sono inequivocabili, e risiedono proprio in una visione storica che individua nel nazismo la distruzione, oltre che dei valori cristiani, anche della stessa anima del popolo germanico. Nei giorni dell'incoronazione di Pio XII, il «Berliner Morgenpost» scrisse ad esempio che «l'elezione di Pacelli non è accolta favorevolmente in Germania poiché egli è sempre stato ostile al nazionalsocialismo». Nella sua prima Enciclica, la «Summi Pontificatus» del 1939, è inoltre contenuta la condanna incondizionata di qualsiasi genere di totalitarismo. E quando il regime nazista iniziò ad attuare l'occupazione di vari territori europei, Papa Pacelli tentò in ogni modo di scongiurare il conflitto mondiale che Hitler consapevolmente rischiava di innescare. «Nulla è perduto con la pace, tutto può essere perduto con la guerra», disse Pio XII nello storico discorso radiofonico pronunciato il 24 agosto del '39.Era, quella, la frase che divenne poi una sorta di simbolo del suo pontificato. Una frase che deve essere risuonata nella mente del Fuhrer mentre concepiva il progetto criminale tentato nel luglio del '43.

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