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Giorgio-Apollinaire

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Stasera alle 21 nel Teatro Studio dell'Auditorium Parco della Musica si dedica alla lettura di Apollinaire nell'ambito della manifestazione «Le lingue della poesia», sei serate dedicate ad altrettanti grandi autori europei vissuti tra la fine dell'Ottocento e il Novecento. La lettura dei testi viene affidata di volta in volta a grandi attori o ad artisti provenienti dal teatro e dal cinema e tutti gli appuntamenti sono preceduti da un'introduzione di Valerio Magrelli affiancato da un critico letterario, che in questa occasione sarà Corrado Bologna.  Organizzati in forma di conversazione introduttiva alla lettura vera e propria, gli incontri durano circa quaranta minuti e ognuno degli studiosi invitati presenta alcune composizioni degli autori scelti. Si parte dalla lettura dell'originale, per passare al commento della traduzione, anche attraverso l'esame di versioni alternative. L'iniziativa vuole offrire agli spettatori la possibilità di conoscere alcuni fra i classici della poesia europea, conducendoli per mano nel vivo dell'officina linguistica, in uno spazio troppe volte ignorato dai lettori. Si procura così un'occasione valida per affrontare una sorta di visita guidata nella sala macchine della composizione poetica. «Quanti Giove esistevano nell'antichità? Anche lo scrittore Apollinaire fu un Giove plurimo, senza padre, nato in una città straniera, che raccolse sotto uno pseudonimo, in giro per il mondo, tante eredità. Per questa straordinaria mobilità, per questo rimanere uno nella diversità, un singolare plurale, nessuno dei poeti contemporanei può stargli accanto. Uno dei suoi simili bisognerebbe forse cercarlo tra pittori o musicisti: Stravinskij, che scrive Oedipus Rex e Pulcinella, o Picasso, che dipinge i Saltimbanchi e Guernica. Il destino del poeta riponeva in lui, con tutte le possibili connotazioni, dalle più sublimi alle più umilianti, tutto ciò che rende sempre raro e prezioso l'uso sociale della libertà letteraria”. Così Giovanni Macchia descriveva la figura di Apollinaire, una fra le più singolari e amate della letteratura francese contemporanea. La proliferazione resta infatti il segno caratteristico della sua opera, lanciata nell'impresa di decidere: «la lunga controversia/ tra tradizione e novità/ tra Ordine e Avventura».

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